“Valle dell’Esaro”, il gip: «L’accusa di narcotraffico riguarda 43 indagati»
La seconda parte dell’inchiesta della Squadra Mobile di Cosenza sul narcotraffico nella Valle dell’Esaro riguarda l’esistenza o meno dell’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Il gip distrettuale Claudio Paris ne parla in modo specifico, richiamando la giurisprudenza della Cassazione. «Sulla base del compendio investigativo può affermarsi la ricorrenza di tutti gli elementi prima
La seconda parte dell’inchiesta della Squadra Mobile di Cosenza sul narcotraffico nella Valle dell’Esaro riguarda l’esistenza o meno dell’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga. Il gip distrettuale Claudio Paris ne parla in modo specifico, richiamando la giurisprudenza della Cassazione.
«Sulla base del compendio investigativo può affermarsi la ricorrenza di tutti gli elementi prima ricordati per l’affermazione dell’esistenza del sodalizio». Secondo il giudice cautelare del tribunale di Catanzaro «è emersa la costituzione di una struttura permanente dotata di un’organizzazione che è risultata idonea al perseguimento del preordinato programma criminoso avente ad oggetto lo spaccio di sostanze stupefacenti, con un raggio d’azione esteso a gran parte della provincia cosentina».
Inoltre, il giudice per le indagini preliminari Claudio Paris, riporta gli elementi investigativi che permettono di configurare l’accusa di narcotraffico: «La pianificazione ed esecuzione di una serie indeterminata di cessioni di stupefacente, i cui proventi confluiscono in una “cassa comune” dell’organizzazione gestita da sodali di grado apicale», ma anche «la partecipazione di tutta una serie di soggetti che, individualmente e collettivamente, hanno consapevolmente aderito a tale organizzazione, apportando un contributo causalmente efficiente alle finalità che si è prefissa».
“Valle dell’Esaro”, le intercettazioni degli indagati
Per valorizzare quanto riscontrato dalla Squadra Mobile di Cosenza, il gip Paris ritiene che «gli stessi indagati si sentano un gruppo unitario, che è sconsigliabile abbandonare», come dicono in un’intercettazione telefonica Roberto Presta e Attilio Martorelli, stigmatizzando il comportamento di un altro sodale che pare si stia mettendo in proprio «mentre occorre stare sempre con la stessa “squadra”, nel bene e nel male».
Il gip, tuttavia, fa riferimento alla “cassa comune” della presunta associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, nonché al ruolo apicale della famiglia Presta. Infine, non da meno, è l’affectio sociatis che in un caso, secondo quanto scrive il gip di Catanzaro, avrebbe scongiurato un escalation di violenza nella zona della Valle dell’Esaro e della Sibaritide, per uno scampato pestaggio avvenuto in un bar di Corigliano Rossano. Senza dimenticare, la presenza dei cosiddetti “pusher” nei comuni limitrofi che avrebbero aumentato il prestigio della presunta associazione dedita al narcotraffico.
“Valle dell’Esaro”, gli indagati accusati di narcotraffico
In conclusione, per il gip antimafia di Catanzaro sussistono i gravi indizi di colpevolezza, riferiti al capo 1 (narcotraffico), nei confronti di Francesco Ciliberti, Costantino Scorza, Marco Patitucci, Attilio Martorelli, Antonio Presta, Roberto Presta, Mario Sollazzo, Giuseppe Presta, Roberto Iantorno, Antonio Giannetta, Luigi Gioiello, Armando Antonucci, Mauro Marsico, Massimo Orsini, Sergio Cassiano, Mario Palmiero, Cristian Ferraro, Michele Fusaro, Giovanni Sangineto, Fabio Giannelli, Cesare Domenico Cardamone, Damiano Diodati, Francesco Iantorno (classe ’78), Gianpaolo Ferraro, Giovanni Garofalo, Antonio Orsini, Filippo Orsino, Alessandro Avenoso, Rocco D’Agostino, Roberto Eugenio Gallo, Remo Graziadio, Erik Grillo, Lorenzo Arciuolo, Vincenzo Santamaria, Raffaele Sollazzo, Francesco Iantorno (classe ’84), Giuseppe Ferraro, Domenico Caputo, Antonio Pacifico, Giuseppe Palermo, Cristian Garita, Salvatore Miraglia e Giovanni Petta.