lunedì,Marzo 24 2025

Covid-19, le Rsa e i tamponi fantasma. L’inchiesta di CosenzaChannel

Tamponi per Covid-19 obbligatori e a tappeto in tutte le Rsa, questo il contenuto dell’ordinanza di Jole Santelli, presidente della Regione Calabria. Il 27 marzo scorso. Ma sembra che la Regione Calabria abbia fatto i conti senza l’oste, visto che a distanza di quasi tre settimane, non solo molti tamponi non sono stati consegnati e processati, ma

Covid-19, le Rsa e i tamponi fantasma. L’inchiesta di CosenzaChannel

Tamponi per Covid-19 obbligatori e a tappeto in tutte le Rsa, questo il contenuto dell’ordinanza di Jole Santelli, presidente della Regione Calabria. Il 27 marzo scorso. Ma sembra che la Regione Calabria abbia fatto i conti senza l’oste, visto che a distanza di quasi tre settimane, non solo molti tamponi non sono stati consegnati e processati, ma le tante pec di sollecito inviate dalle Rsa all’Azienda sanitaria sono cadute nel vuoto: nessuna risposta. Un disservizio che diventa sempre più preoccupante per le Rsa dove gli ospiti sono anziani, disabili, spesso allettati con patologie pregresse o anche solo con un’età avanzata. Quella categoria che all’inizio dell’epidemia era considerata la più a rischio. Le strutture sanitarie della provincia di Cosenza con voce unanime lamentano il fatto di non ricevere il necessario dall’Azienda sanitaria, ma addirittura trovarsi costretti ad elemosinarlo quotidianamente. «Abbiamo adottato le misure di sicurezza sin da subito, garantito a nostre spese il materiale necessario ai dipendenti, abbiamo blindato le strutture impedendo l’accesso ai parenti dei degenti. E persino provveduto all’acquisto di test sierologici da effettuare» così precisa la direzione sanitaria di molte Rsa quasi in modo autorassicurante. Ma ciò non basta a far stemperare il clima di allerta e agitazione acuito soprattutto dal caso recente di Villa Torano. 

I numeri e i tamponi a metà

Lista d’attesa lunga settimane, promesse rimandate. In alcune Rsa il numero dei kit arrivati è irrisorio rispetto alla richiesta, in più spesso “singolare”, perché provvisto di un unico bastoncino da dividere a metà e inserire in una sola provetta. Quando la procedura dei tamponi Covid-19 vorrebbe due bastoncini simil cotton fioc, uno orofaringeo e l’altro nasale, da inserire in entrambe le narici. Ma si sa, è tempo di crisi. Come emerge chiaramente dai dati raccolti da un sondaggio nelle Rsa del territorio cosentino. Nelle Rsa più fortunate, quelle che hanno ricevuto i tamponi, non hanno però ancora avuto disposizione dall’Asp per poter procedere. Al momento, quindi, sono oggetti inutilizzati. 

Partendo dalla zona dello Ionio, nella Casa Serena di Santa Maria di Loreto su oltre 100 tamponi richiesti ad oggi non ne è arrivato nessuno. Situazione analoga per la casa protetta di Corigliano calabro San Pio e Madonna dell’Immacolata a cui, dopo un silenzio di una settimana, è arrivata la promessa dall’Asp di 30 tamponi entro il fine settimana, meno però di un terzo di quelli richiesti. Situazione più felice a Casa Santa Maria di Bocchigliero dove sono stati effettuati i tamponi richiesti, sia al personale sia agli ospiti. E per fortuna tutti negativi. A Lungro nella Rsa casa protetta Don Milani sono stati effettuati tutti i tamponi richiesti, ma il numero non supera quello di 50; mentre a distanza di qualche km, a Castrovillari a Villa Azzurra effettuati al momento i soli test sierologici. A Montalto Uffugo e precisamente a Villa Gioiosa su 110 tamponirichiesti da settimane sono stati eseguiti soltanto 1530 in attesa di essere eseguiti non appena l’Asp darà il via; oltre all’attesa dei restanti tamponi, anche per i pazienti a domicilio.

Nella Rsa disabili di Paterno calabro, Borgo dei Mastri, su 122 tamponi Covid-19 richiesti ne sono arrivati circa la metà. È di 30 invece il numero dei tamponi ricevuti ed effettuati a Villa Bianca di Aprigliano; nell’altra sede di Villa Silvia, invece, si resta in attesa dei risultati di 18 tamponi, dopo che nella scorsa settimana i test sierologici avevano dato esito negativo. Stessa situazione nelle case di riposo per anziani di Villa san Carlo e dell’altra sede sempre a Rende di Villa Mimosa che ospita pazienti con patologie psichiatriche. Anche qui, in attesa dei tamponi, si è provveduto a far effettuare i test sierologici, tutti con esito negativo. Alla Rsa San Raffaele di Castiglione Cosentino dei 129 tamponi richiesti, dopo solleciti vari e dopo l’invio iniziale di solo 10 tamponi, oggi gli altri 52 da eseguire sui soli dipendenti. Sempre dopo il via libera dell’Asp. Alla Rsa La Quiete di Castiglione Cosentino 50 tamponi da eseguire su oltre 100 richiesti, così a Villa Igea, Rsa di San Fili dove prima sono arrivati su 148 richiesti 20 tamponi, poi 30 e si resta in attesa di altri 30 a inizio settimana prossima da effettuare su tutti i dipendenti

A Santo Stefano di Rogliano nella Rsa Villa Santo Stefano 50 sono stati i tamponi richiesti e 50 quelli effettuati, sia sui degenti sia sul personale. E la cosa trova una facile spiegazione nel fatto che la zona è una dei focolai calabresi di Covid-19 e pertanto corsia preferenziale per i controlli in atto. Stessa cosa sarebbe dovuta accadere per le strutture lungo la costa tirrenica, dopo il focolaio di San lucido. Ma a parte la struttura di San Camillo di Sangineto dove lo scorso venerdì sono stati effettuati 30 tamponi su tutti i dipendenti, molte Rsa attendono ancora. Dei 60 tamponi richiesti 20 quelli eseguiti nella struttura di San Francesco di Paola di San Nicola Arcella e altrettanti al personale sanitario nella Rra Santa Chiara di Paola. A Villa Adelchi, Longobardi, ancora nemmeno la metà dei tamponi richiesti effettuati sui dipendenti. 

Tamponi Covid-19 fantasma? La risposta dell’Asp

«Purtroppo la questione è molto delicata e di certo non dipende da una noncuranza dell’Azienda sanitaria, né tanto dalla carenza dei tamponi, quanto dal fatto che i laboratori non riescono a processarne un numero elevato». Così, in merito ai tamponi non consegnati alle Rsa, risponde Antonello Scalzo, responsabile del dipartimento di Prevenzione medicina legale dell’Asp di Cosenza, incaricato dell’invio dei tamponi alle Rsa e del loro trasferimento nei laboratori destinati a processarli: il laboratorio dell’Annunziata di Cosenza e, in caso di emergenza, quello del Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. Il problema, secondo Scalzo, sarebbe da rintracciarsi nel fatto che purtroppo spesso i laboratori non possono garantire la disponibilità necessaria. E questo a causa non certo della mancanza di medici o tecnici, anzi in questo periodo più al lavoro che mai, quanto della scarsa reperibilità sul mercato dei reattivi necessari all’analisi. «Stiamo però cercando di fare il possibile» continua Scalzo, rassicurando che «anche sabato e domenica verranno analizzati i tamponi».

In più in molte Rsa in lista, già lunedì provvederemo ad inviare più tamponi possibili». Ma perché alcune Rsa hanno ricevuto i tamponi e altre ancora no? Su quali criteri ci si basa? «Non possiamo soddisfare le richieste di tutte le Rsa in contemporanea – precisa il responsabile della Prevenzione e Medicina Legale -. C’è da rispettare l’ordine cronologico con cui sono arrivate. Inoltre spesso si deve dare anche priorità ai territori in cui le strutture sanitarie si trovano, alla luce di eventuali casi sospetti. Ecco perché si è provveduto nei giorni scorsi a far eseguire i tamponi Covid-19 nelle strutture più vicine ai focolai». Non sempre, però, secondo quanto emerge dai dati raccolti. «Ci sono stati anche dei casi di strutture che hanno richiesto un numero piuttosto esiguo di tamponi da effettuare sul personale e questo ha permesso di poter soddisfare prima le richieste. Velocizzeremo la procedura facendo eseguire (com’è successo già in diverse strutture) i tamponi al personale sanitario interno alle Rsa, medici o infermieri. Successivamente li invieremo ai laboratori preposti». «Ci auguriamo però che nel giro di un mese – conclude Scalzo – tutte le Rsa saranno rifornite dei kit necessari».

Tamponi fermi al Nord e tutti made in Corea

Dietro la mancata fornitura di tamponi Covid-19 alle Rsa da parte dell’Asp di Cosenza sembra però esserci qualcos’altro che giustificherebbe perché un oggetto dal costo così irrisorio, al pari della sua fabbricazione, stia diventando la mela della discordia. Il problema ha una soluzione e viene dalla Corea. Sì, perché proprio la Corea sarebbe la prima e unica fornitrice dei kit che conterrebbero non solo i reattivi per l’analisi dei campioni di cui viene spesso lamentata anche erroneamente la deficienza, ma soprattutto la plasticheria necessaria a contenere i reattivi stessi.

Tale dritta arriva proprio dai responsabili dei laboratori destinati all’analisi dei tamponi Covid-19 per la provincia di Cosenza.  Rispettivamente Cristina Giraldi, direttrice (da soli 10 giorni in pensione) del Laboratorio di Microbiologia e Virologia  dell’Ospedale dell’Annunziata di Cosenza e Pasquale Minchella, direttore del laboratorio di Microbiologia e Virologia del Pugliese-Ciaccio di Catanzaro. «Sono state fatte diverse gare d’appalto ma con l’emergenza Covid-19 continua ad essere la Corea l’unica a rifornire l’Italia – afferma Giraldi -. In più, molto spesso, nonostante la produzione sia altissima i kit si fermano al Nord, per lo più in Lombardia dove le richieste purtroppo hanno raggiunti numeri stratosferici. Si spera che già a partire dalle prossime settimane, scemata l’emergenza nei focolai del Nord, sia più facile che i kit giungano anche da noi». C’è poi anche un altro aspetto da considerare: se per i non addetti ai lavori i tamponi sono poco più di cotton fioc magari dalla forma solo più allungata, processarli richiede un lavoro tanto lungo quanto delicato. «Ogni provetta –  spiegano i medici del laboratorio dell’Annunziata – deve essere catalogata con il nome del soggetto a cui è stato effettuato il test, con tutte le generalità; poi si procede all’estrazione del Rna previa apertura dei tamponi chiusi ermeticamente a vite (da qui la necessità di stanze BSL2 o BSL3 o come nel laboratorio di Cosenza anche a pressione negativa e di accortezze fondamentali da seguire per chi procede all’analisi). Dopo circa un’oretta quindi i tamponi vengono inseriti nelle macchine destinate ad analizzarli. Oggi ne abbiamo processati 270».

Ma un’altra utile puntualizzazione arriva da Pasquale Minchella. «Le macchine – dice – non possono ovviamente contenere un numero infinito di tamponi, in più ci sono regole da rispettare per assicurare il giusto funzionamento, come ogni macchinario acceso da ore e per giorni, necessita di essere spento. È vero esistono anche macchinari che processano in un tempo minore, ma a questi si ricorre in casi eccezionali, come quelli di ricoveri urgenti. Le macchine in laboratorio restano accese ogni giorno, compresi i festivi, dalle 9 alle 4 di notte. Processiamo 38 tamponi alla volta per una media di 4 ore. Per un totale di circa 250 tamponi al giorno». Ma a quanto pare ancora non delle Rsa.

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