venerdì,Marzo 29 2024

Ecco come nasce l’indagine “Gipsy Village”: tutti i dettagli

La procura di Cosenza, in collaborazione con i carabinieri, ha coordinato l'inchiesta "Gispy Village". Restituiti 36 mezzi proventi di furto.

Ecco come nasce l’indagine “Gipsy Village”: tutti i dettagli

Dodici episodi tra furti e ricettazioni di mezzi (3 furgoni e 9 autovetture), 9 estorsioni consumate per la restituzione dei citati veicoli e 2 tentativi di estorsione, fatti perpetrati da gennaio 2019 a gennaio del corrente anno. Ecco cosa fa emergere l’inchiesta “Gipsy Village“, coordinata dalla procura di Cosenza e condotta dai carabinieri della Compagnia, diretti dal capitano Giuseppe Merola. (LEGGI QUI LA NOTIZIA)

“Gipsy Village” è un seguito di “Scacco al Cavallo” e “Scacco al Cavallo 2”

L’operazione odierna rappresenta un seguito di quelle convenzionalmente denominate “Scacco al Cavallo” e “Scacco al Cavallo 2”, eseguite dai Carabinieri del Comando Provinciale di Cosenza rispettivamente il 16 novembre 2018 e 4 luglio 2019, nell’ambito delle quali erano già stati arrestati alcuni degli odierni indagati. (LEGGI I NOMI DELLE PERSONE ARRESTATE)

L’indagine – avviata dai militari dalla Stazione di Cosenza Principale dal mese di maggio 2019 e coordinata dal Procuratore della Repubblica di Cosenza, Mario Spagnuolo, e dal pm Antonio Bruno Tridico – è stata condotta a seguito di una seria recrudescenza del fenomeno dei furti di veicoli nell’area urbana di Cosenza, molti dei quali rinvenuti pochi giorni dopo la presentazione della denuncia di furto.  

Intercettazioni e testimonianze, le indagini dei carabinieri

L’attività investigativa, fondata principalmente sull’assunzione a sommarie informazioni delle persone offese a seguito del rinvenimento dei veicoli e protrattasi successivamente con attività di intercettazione telefonica presso le cabine telefoniche pubbliche e istallazioni di telecamere, ha consentito di documentare come il gruppo criminale, composto in gran parte da soggetti di etnia “rom, attraverso un collaudato modus operandi, riuscisse a contattare i proprietari delle autovetture trafugate, costringendoli alla consegna di somme di denaro per la restituzione del mezzo.

Le vittime costrette ad andare al “villaggio degli zingari”

Gli indagati, una volta individuato il proprietario del veicolo rubato, verosimilmente mediante i documenti ritrovati all’interno del mezzo o a volte per l’iniziativa assunta dalla parte offesa, stabilivano il primo contatto invitando la vittima nel cosiddetto “Villaggio degli Zingari”, sede del quartiere dagli stessi completamente controllato.

Ed è infatti “il villaggio Rom di via degli Stadi” il “teatro” da dove nasce e si sviluppa tale articolata filiera criminale, luogo indicato dal GIP presso il Tribunale di Cosenza, nell’ordinanza, come «la base logistica per lo svolgimento della predetta attività»all’interno del quale i vari indagati operano conruoli fluidi ed interscambiabili, essendo indispensabile la cooperazione di  più persone per la commissione dei furti, la custodia dei mezzi trafugati, la gestione dei rapporti con le persone offese, fasi che potevano essere condotte nella assoluta sicurezza della copertura data dalla complicità delle persone ivi residenti.

Il pm Antonio Bruno Tridico

Le richieste estorsive fatte alle vittime

Nella gran parte dei casi, si è riscontrato che non occorreva neanche specificare che la restituzione dell’autovettura fosse condizionata alla dazione di una somma di denaro, né tanto meno di esplicitare minacce dirette, atteso che le vittime comprendevano da subito che si trattava di una richiesta estorsiva proveniente da soggetti muniti di sicura caratura criminale, per cui accondiscendevano immediatamente ad avviare una trattativa per definire il prezzo, che il più delle volte variava da 850 a 2mila euro. Quindi – nei casi di estorsione consumata – i malviventi si sarebbero fatti consegnare il denaro in contante e, solo all’atto della riscossione del provento dell’estorsione, avrebbero indicato il luogo di rinvenimento del mezzo, di cui chiaramente avevano la disponibilità materiale.   

Le minacce prima di distruggere le macchine

Solo in limitati casi si è riscontrato, in assenza di una convergenza sulla somma da corrispondere, l’innestarsi di una spirale di minacce ed intimidazioni, sino ad arrivare al perentorio ultimatum alla vittima con la chiara manifestazione della volontà di procedere alla distruzione dell’autovettura.

“Gipsy Village”, i numeri dell’inchiesta

Nell’ambito dell’indagine, i carabinieri hanno recuperato e restituito ai legittimi proprietari 36 mezzi proventi di furto, procedendo complessivamente a sentire a sommarie informazioni 52 vittime di furto, molte delle quali hanno fornito un quadro dettagliato con descrizioni di fatti e persone lucide, lineari e precise.

Per quattro vittime è stato necessario il deferimento in stato di libertà per favoreggiamento personale, in quanto, pur a fronte di elementi comprovanti le richieste estorsive ricevute, hanno negato l’accaduto, non fornendo alcuna collaborazione allo sviluppo delle indagini. 

“Cavalli di ritorno”, carabinieri determinati a reprimere il fenomeno criminale

La vasta operazione odierna mette in risalto, ancora una volta, la particolare determinazione con cui i militari del Comando Provinciale dei carabinieri di Cosenza, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cosenza, operano per contrastare il fenomeno dei “Cavalli di ritorno”, vera e propria “piaga” dell’intera area urbana.

L’invito rivolto ai cittadini è quello di non lasciarsi intimorire dai soprusi di malfattori privi di scrupoli, bensì di riporre la massima fiducia nelle Istituzioni denunciando i reati subiti e le richieste estorsive ricevute, in modo da sradicare in modo definitivo tale odioso fenomeno. 

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