Ieri sera il presidente del Cosenza, Eugenio Guarascio, è intervenuto alla trasmissione “A Lupo a lupo” di Fabio D’Ippolito, su Ten. Ecco le sue parole sugli argomenti più importanti.

Sul confronto coi tifosi: «Il confronto che chiedono i tifosi, come sanno, è difficile dati i protocolli per cui dobbiamo necessariamente fare delle partite in campo neutro (a porte chiuse, ndr). Non immaginavamo che quest’anno tutto il campionato sarebbe stato così. È un anno molto difficile, non solo a Cosenza ma un po’ in tutto il mondo. Dobbiamo considerarlo un torneo eccezionale perché è l’anno che è eccezionale».

Sul mercato: «Il campionato si è concluso, come sapete, con tempi dilatati, tanto è vero che non siamo riusciti a fare il famoso ritiro. Con questo io non voglio dare delle giustificazioni, ma vi posso dire che, dato il breve lasso di tempo a disposizione e il grande risultato ottenuto, ho preferito mantenere tutto com’era, eccezion fatta per due o tre calciatori i quali, per ragioni diverse, sono stati sostituiti da altrettanti elementi. Il mercato è stato fatto anche sulla base delle disponibilità: io avevo detto di prendere Pettinari, che non è venuto per ragioni diverse e complicazioni. Quello che il Cosenza fa, lo fa alla luce del sole: nel nostro animo c’era voglia di allestire una squadra che potesse portarci ai playoff. Noi ci siamo trovati a competere contro squadre come il Vicenza, la cui società fattura miliardi di euro, idem il Monza e tutte le squadre settentrionali».

Sul momento della squadra: «Io sono il primo tifoso del Cosenza e, se fossi un tifoso del Cosenza, in questo momento starei vicino alla squadra, facendolo anche nei momenti difficili. In passato abbiamo sempre avuto una squadra che voleva scalare le categorie, adesso stiamo lottando per mantenerla. Nelle ultime partite non abbiamo fatto bene, specialmente a Brescia, mentre col Frosinone ci sono mancate concretezza e scaltrezza, ma abbiamo fatto una buona prestazione. Con tre punti in più non dico che saremmo stati fuori dai guai, ma quasi. Io non vedo tutto quest’allarmismo: nel calcio ci sono tifosi di ogni genere e chi ha quest’atteggiamento, che scimmiotta alcuni ambienti fatti di avvoltoi, probabilmente non aiuta il Cosenza. Noi dobbiamo essere consapevoli che il Cosenza è un patrimonio: poi le scelte, tecniche e dirigenziali, sono trasparenti e senza secondi fini. Poi possono piacere o non piacere, ma abbiamo portato dei calciatori a disputare campionati di A o a giocare in club importanti. I ragazzi che ci sono ora non vorrei che poi possano diventare importanti».

Sulle critiche tecniche: «Ci sono aspetti tecnici che vanno valutati dai tecnici: non è pensabile che le faccia che un tifoso di strada, del quale posso anche capire il desiderio nel vedere il Cosenza primo. Con questa squadra in Serie C saremmo stati primi, invece siamo in Serie B e con una condizione economica difficile. Se poi pretendiamo che questa società faccia il passo più lungo della sua gamba… Ci sono squadre importanti che hanno fatto difficoltà a trovare il “bomber”, perché la Serie B è un campionato in cui scendono quattro squadre, una cosa che non si vede da nessun’altra parte nel mondo. Se quindi i centravanti sono bravi vanno in Serie A, se poi ci sono società che col paracadute o con la potenza di fuoco che hanno se li possono permettere noi non possiamo gareggiarci. Faccio l’esempio del Monza, che ha quaranta giocatori: ma come facciamo a competere con queste realtà, eppure ci abbiamo pareggiato. Vuol dire che ci sarà un qualche valore nella nostra rosa. Noi quest’anno abbiamo investito di più dello scorso anno. Ai tifosi vorrei dire che “il pane si fa con la farina che si ha a disposizione” e vi posso dire che facciamo delle cose eccellenti considerato ciò che sta avvenendo».

Sul rapporto con la squadra: «Ieri ho avuto una lunga chiacchierata col mister, che è un tecnico fatto in casa e che tiene tantissimo al Cosenza. Questo perché le due partite, quella col Brescia e quella col Frosinone: nella prima abbiamo sbagliato l’approccio perché forse appagati, nella seconda siamo stati poco furbi e poco intelligenti. Oggi ho parlato coi ragazzi e ho detto loro che, pur avendo fatto una buona prestazione, ciò che conta è la concretezza: so che nel calcio, se vogliamo raggiungere determinati obiettivi, dobbiamo lottare. In campo si scende in undici contro undici: ho detto che a Salerno dovranno fare proprio questo per raggiungere il risultato, non m’interessa la bella prestazione, mi interessa il risultato finale. Ho detto loro che il mister deve fare le scelte migliori e che abbiamo una grande responsabilità verso la più grande tifoseria del Sud Italia, ovvero mantenere la categoria. Non siamo in un precipizio, perché ancora siamo in una posizione che ci permetterebbe di raggiungere la salvezza con tanti scontri diretti da giocare. Ci sono tutte le condizioni perché il Cosenza possa raggiungere la salvezza, ma ci serve la vicinanza di tutti voi: se continuerò a rappresentare per voi il male del Cosenza, non potete aiutare la causa».

Sulla programmazione: «Il nostro difetto è quello di avere grande rispetto dei calciatori, nel senso che stipuliamo dei contratti sulla base di quello che vogliono loro. Vediamo il caso di Rivière: lui voleva venire in Italia e le condizioni le ha poste in un determinato modo. Noi abbiamo usato ogni modo (per rinnovarlo, ndr), a un certo punto però andò via durante la fase della pandemia e, quando tornò, ci riferì che avrebbe concluso la stagione per poi andare in Serie A. Con questo voglio dire che, oggi, con la presenza così forte degli agenti, sono loro a comandare. Prendete la Spal, che è quello che spende più di tutti e nonostante tutto non è riuscito a prendere un attaccante. A gennaio abbiamo preso sei giocatori e vi dico che tutti, a parte Mbakogu che non abbiamo ancora visto, fanno la differenza. Poi vorrei aggiungere che, se guardate la classifica, con cinque o sei punti in più saremmo nella zona playoff (ad oggi, con sei lunghezze in più, il Cosenza in realtà sarebbe a quota 32, a meno nove dall’ultimo posto disponibile per i playoff, ndr): purtroppo siamo in una situazione molto anomala, perché le partite in casa sono in realtà in campo neutro ma, mentre Cittadella e Monza, ad esempio, erano abituate a questa realtà, noi senza tifosi soffriamo».