Tra Giuseppe Marino e suo fratello Pasquale non correva buon sangue. Si evince dall’ordinanza del gip del tribunale di Cosenza, Manuela Gallo, che ieri mattina ha disposto la custodia in carcere per l’autore del delitto di Mongrassano. Un omicidio avvenuto il 22 marzo scorso, intorno a mezzogiorno, alla presenza di un minore, il figlio di 9 anni dell’indagato, presente all’interno dell’auto che ha investito la vittima, di tre donne (la cognata di Giuseppe, che in quel momento era in sua compagnia nel veicolo, la figlia del presunto omicida e un’amica di quest’ultima) e di un altro amico della 20enne. 

La gente mormora… (anche troppo)

Il quadro familiare di Giuseppe Marino è molto complesso. La figlia infatti lo aveva denunciato circa un mese fa per maltrattamenti in famiglia. Infatti, la ragazza si era rivolta ai carabinieri di Mongrassano per interrompere le percosse del padre, già sotto processo per lesioni a Cosenza, che non vedeva di buon occhio il rapporto tra la figlia e il fratello, Pasquale. Un chiacchiericcio di paese aveva alimentato, purtroppo, la voce che tra i due ci fosse qualcosa di più di un semplice e genuino sentimento parentale. Giuseppe, come dirà anche la cognata ai carabinieri, presumeva che tra la figlia e la vittima ci fossero rapporti di natura sessuale e temeva, inoltre, che la ragazza potesse fare uso di sostanze stupefacenti. 

Da San Marco Argentano a Mongrassano

La scintilla che ha destabilizzato Giuseppe Marino nasce proprio il 22 marzo, quando era in procinto di ritornare a Mongrassano, dopo aver svolto delle faccende personali a San Marco Argentano, in compagnia della cognata e del figlio di 9 anni. La telefonata che accende la miccia omicidiaria arriva da Santa Caterina Albanese, dove un’altra cognata di Giuseppe Marino, parlando con la sorella, viene a sapere che «le voci sulla brutta storia tra Pasquale» e la figlia «erano arrivate anche al suo paese, in pratica non si parlava che di questo scandalo». Cosicché, Giuseppe Marino accelera e si dirige verso Mongrassano, notando il fratello a bordo di un’altra auto. Lo segue e dopo pochi minuti si ferma dopo il Palazzo comunale.

In questa occasione, quindi, Giuseppe trova Pasquale, la figlia e i due amici. Il fratello è intento ad aprire il portabagagli, mentre la ragazza «stava caricando in macchina alcuni suoi effetti personali messi in delle borse ed in una busta grande nera della spazzatura». La cognata di Giuseppe e l’indagato ipotizzano che la 20enne «volesse scappare con lo zio Pasquale» e Giuseppe «visto questa scena senza pensarci su ha ingranato la marcia in avanti e ha colpito Pasquale alle gambe stringendolo verso la Seat». 

Pasquale investito (forse) tre volte

Secondo quanto raccontato dai testimoni, dopo l’urto la vittima è caduta per terra e l’indagato dopo aver fatto retromarcia ha nuovamente innestato la marcia in avanti e lo ha investito per la seconda volta. Poi, dirà la cognata, che facendo retromarcia lo avrebbe investito per la terza volta. Dinamica, tuttavia, che sarà chiarita dall’esame autoptico che si svolgerà questa mattina. La procura di Cosenza, infatti, ha conferito l’incarico di eseguire l’autopsia ai medici-legali, Silvio Cavalcanti e Vannio Vercillo

Dunque, i cittadini di Mongrassano erano convinti che la figlia di Giuseppe avesse una relazione con lo zio. «Sono al corrente» ha detto la cognata, come riporta l’ordinanza del gip, Manuela Gallo, che «tra mio cognato e il fratello Pasquale Marino non corre buon sangue, il motivo sta nel fatto che si presume che Pasquale abbia circuito ed abusato sessualmente della figlia di Giuseppe» e quest’ultimo, in poche parole non voleva che la figlia lo frequentasse.

Confessione parziale

Secondo il gip Gallo, tuttavia, la confessione di Giuseppe Marino è soltanto parziale, perché non ha ricordato fino in fondo l’esatto svolgimento dell’omicidio, nonostante abbia mostrato sin da subito la volontà di costituirsi in Questura, avendo contattato il suo avvocato, Emilio Lirangi, che lo attendeva dinanzi al tribunale di Cosenza per accompagnarlo negli uffici della polizia di stato.

La figlia di Giuseppe, comunque, ha negato di aver avuto una relazione sessuale con lo zio, motivando il suo rancore nei confronti del padre, a causa degli atteggiamenti aggressivi di quest’ultimo, tanto da averlo denunciato. I carabinieri della Compagnia di San Marco Argentano hanno evidenziato come in realtà la ragazza, sulla scorta di quanto dichiarato, avesse deciso di andare via di casa, chiedendo aiuto proprio allo zio. Le indagini, probabilmente, chiariranno anche quest’ultimo aspetto.