Non far calare il sipario sulla retrocessione del Cosenza. Non può bastare uno striminzito e impersonale comunicato firmato dal presidente Guarascio ad archiviare la stagione dei Lupi. E’ per questo che da ieri sera è partita una forte contestazione nei confronti del numero uno del club. Nei prossimi giorni sono attese altre manifestazioni di aperto dissenso che non abbracceranno solo la città e la provincia. Riguarderanno l’intero territorio nazionale. L’arrivederci alla Serie B è tuttavia solo la goccia (e che goccia!) che ha fatto traboccare un vaso già di per sé colmo.

Il malcontento verso Guarascio

Ritenuto il principale responsabile del fallimento sportivo, Guarascio è finito nel mirino da tempo. Il suo momento di gloria è stato circoscritto ai mesi successivi alla promozione del 2018, dove il ritorno tra i cadetti gli fece guadagnare punti. Terminata la spinta emotiva dello storico traguardo, sono presto riaffiorate le contrapposizioni con la città e con parte della tifoseria. Oggi finanche tanti dei suoi più accesi sostenitori hanno scelto di guardarlo dall’altra parte della barricata. Per il presidente peggiore momento non c’è mai stato, nemmeno quando la Digos lo scortò fuori dal Marulla durante un Cosenza-Rende 0-3.

Il futuro

“Guarascio Vattene” è uno slogan che si commenta da solo. Nè è immaginabile questa volta che il numero uno di Via degli Stadi possa ignorare quanto avviene in tutta la Calabria. Ad essere archiviata non è stata la retrocessione, ma il suo comunicato. Le scuse, peraltro goffamente distribuite a destra e a manca, non sono sufficienti. Sono quindi necessari altri passaggi. Ha parlato di «immaginare e programmare il futuro» al pari di altre decine di volte, ma si è guardato bene dal dire: «Torneremo subito in Serie B». C’era da aspettarselo, purtroppo.