lunedì,Gennaio 13 2025

Orrore a Paola, una storia giudiziaria che poteva essere evitata

Gli arresti avvenuti a Paola dimostrano come l'altra parte dello Stato sia assente quando si tratta di stare vicino alle famiglie disagiate. Dall'inchiesta emerge un quadro desolante.

Orrore a Paola, una storia giudiziaria che poteva essere evitata

Ci sarebbero tante cose da dire sull’ultima inchiesta della procura di Catanzaro in merito al presunto caso di sfruttamento della prostituzione e abusi sessuali ai danni di due ragazze minorenni. Il fatto è avvenuto a Paola nel pieno della pandemia. Grazie alla tenacia e all’intuito degli agenti di polizia del commissariato cittadino, diretto dal vice questore Giuseppe Zanfini, gli inquirenti hanno fatto emergere un quadro agghiacciante. Le indagini sono state svolte in maniera certosina e coscienziosa da parte degli investigatori, ma sarebbe necessaria una profonda riflessione sulla mancanza totale dello Stato dal punto di vista sociale. (QUI IL LANCIO DELLA NOTIZIA)

Le domande

Se era noto il disagio socio-economico di questa famiglia finita al centro dell’inchiesta della procura di Catanzaro, com’è possibile che nessuno abbia fatto qualcosa per aiutare e assistere queste persone? Il Comune, nei limiti della sua competenza, non sapeva nulla di tutto ciò? E i servizi sociali, cosa hanno fatto? Domande che ci poniamo rispetto a un racconto impietoso che delinea un contesto sconfortante. Questo, infatti, è uno dei casi in cui la repressione serve soltanto ad evitare la consumazione di altri atti orribili, come quelli descritti, ma sarebbe stata utile un’attività di prevenzione sociale che invece è mancata. 

Paola, settembre 2020: come nasce la “notitia criminis”

La vicenda prende forma il 21 settembre 2020, quando la circolazione del Covid-19 lentamente riprendeva vigore. Quel giorno, a Paola, una ragazzina aveva tentato il suicidio nei pressi della stazione ferroviaria, perché accusata da alcune persone di fare sesso con gli anziani, ma era stata convinta a tornare indietro dai poliziotti del commissariato, intervenuti in pochi minuti. Tre giorni dopo, gli agenti di polizia si sono resi conto che l’indagato, più volte a settimana, aveva il “vizio” di appartarsi nella zona nord del lungomare di Paola con la ragazzina che aveva deciso di farla finita e con l’altra sorella, anch’essa minorenne, compiendo con entrambe atti sessuali.

L’attività investigativa svolta a Paola

Gli investigatori quindi si sono convinti come quel gesto estremo fosse ascrivibile ad una situazione di malessere psichico causato dall’attività di prostituzione minorile a cui la minore era sottoposta. La procura di Catanzaro, dunque, decide di mettere in atto un’intensa attività investigativa, mediante l’escussione a sommarie informazioni di diversi soggetti esterni e interni al nucleo familiare delle ragazzine e analizzando il telefono dell’anziano. Poi hanno fatto seguito le captazioni ambientali e telefoniche che hanno portato alla luce un gravissimo disagio socio-economico della famiglia delle due ragazzine, in cui l’uomo si era inserito da diverso tempo.

Questo atteggiamento sarebbe stato adottato per sfruttare i suoi appetiti sessuali, ai danni delle due minori, in cambio di vere e proprie azioni di denaro e di regalie varie. La polizia, inoltre, ha accertato nel corso delle indagini l’interesse dell’uomo nei confronti della terza sorella di soli 5 anni. Una voglia, quella dell’indagato, che ha assunto connotati pedopornografici, nel momento in cui gli agenti hanno rinvenuto almeno due foto di quel genere che mostravano zone intime delle due ragazzine. 

Il tentativo di estorsione

Che la famiglia delle vittime fosse in una situazione grave, lo si desume dal fatto che la nonna della ragazzina, avendo appreso queste circostanze, avrebbe deciso di approfittare delle circostanze per avere un ritorno economico. Infatti, la signora avrebbe chiesto al principale inquisito somme di denaro per convincere la nipote a ritirare la denuncia. L’uomo rifiutò la proposta, ma per la nonna è scattata l’ipotesi di reato di tentata estorsione, in quanto «laddove avesse pagato la somma richiesta, avrebbe testimoniato in suo favore sull’insussistenza dei fatti, viceversa avrebbe dichiarato il falso per incastrarlo». 

Una delle due vittime ritratta

Nel corso delle testimonianze, una delle due minorenni ha negato, in prima battuta, di avere avuto rapporti sessuali con l’uomo, affermando che «a me non ha mai chiesto cose del genere. Spesso capitava che mia madre mi dicesse di farmi accompagnare a casa con la macchina» dell’uomo «ma io più delle volte non ci volevo andare. Qualche volta è capitato che mentre eravamo in macchina» l’indagato «mi cominciava ad accarezzare sul braccio e io subito mi arrabbiavo e uscivo dalla macchina. Non mi ha mai toccato in parti intime o cose del genere».

Per quanto riguarda la sorella, «mi ha raccontato che» l’uomo «ci ha provato parecchie volte. La prendeva per il collo, la cercava di baciare e le chiedeva foto nude. Non so se lei però gliele ha date, non me lo ha detto. Non so queste cose quando sono successe, concludendo così. «Non mi ha molestata fisicamente e non gli ho mai dato modo di toccarmi». 

Questa versione, però, verrà smentita qualche giorno dopo quando la stessa minorenne si presenta dai carabinieri, ai quali racconta tutto. «Io ho sempre voluto dimenticare e negare, ma oggi mi rendo davvero conto che è giusto dire la verità». E nel verbale emergono tutti gli abusi che l’uomo faceva ai danni della ragazzina, palpandola nelle parti intime nonostante la sua contrarietà.

Nel pieno della pandemia

Anche l’altra sorella avverte un forte disagio quando sta in macchina con l’indagato che, tra allusioni sessuali e tentativi di palpare la ragazzina, cerca in tutti i modi di legarsi alla vittima, utilizzando un linguaggio criptico che tende a sviare le conversazioni, forse temendo di essere ascoltato dagli inquirenti. Timori che emergono anche quando i due girano in macchina per Paola nel gennaio 2021, in piena pandemia e con la “zona rossa” imminente, sperando di non farsi beccare dalle forze dell’ordine.

La paura – secondo gli investigatori – non era tanto legata al fatto di subire una multa per aver violato le norme anti-contagio quanto più per i collegamenti che avrebbero fatto se fossero stati trovati insieme. La ragazzina, decisamente imbarazzata, era quasi glaciale nei comportamenti, spiegando di avere sempre da fare e di non poter uscire con lui, in quanto nelle ore pomeridiane doveva studiare per prendersi il diploma. L’uomo, tuttavia, cercava di convincerla ad uscire, allungando spesso le mani sul suo corpo. In altre circostanze, comunque, si percepiscono chiaramente le richieste di denaro della ragazzina per aiutare la famiglia, come quando disse all’uomo se aveva cinque euro per comprare il latte alla sorellina.

Orrore a Paola, le valutazioni del gip

Secondo il giudice per le indagini preliminari, si configura lo sfruttamento della prostituzione, sulla base della giurisprudenza espressa dalla Corte di Cassazione. Nel caso di specie, «emerge chiaramente un rapporto di scambio oggettivo tra le prestazioni sessuali e le dazioni dei beni. Ragionando al contrario non si riuscirebbe a dare spiegazione all’atteggiamento delle ragazze che, quantunque infastidite dai comportamenti dell’anziano, hanno continuato a frequentarlo con cadenza quasi quotidiana, ricevendo in cambio beni».

Inoltre, l’indagato era consapevole del disturbo cognitivo di una delle due ragazze, accertato mediante commissione medica Inps, mentre è certa la produzione pornografica minorile, rinvenuta nel cellulare dell’anziano, in quanto le fotografie mostrano parti intime ben visibili di una delle due minorenni. Con l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari sia per l’anziano sia per la nonna delle due ragazzine, il gip Filippo Aragona chiude la prima fase di una storia giudiziaria che, senza dubbio, poteva essere evitata.

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