Appalti e “logge occulte”, vogliono delegittimare il procuratore Bruni
Le inchieste contro i vari gruppi di potere del Tirreno cosentino scatenano tanta rabbia contro il procuratore Pierpaolo Bruni.
Non è un momento facile per il procuratore capo di Paola, Pierpaolo Bruni, finito nel mirino della criminalità (e non solo), a seguito delle inchieste condotte lungo la Costa tirrenica cosentina. Dopo le recenti minacce captate dagli investigatori, oggi arrivano quelle della presunta loggia “deviata”. Il retroscena, riportato dal Quotidiano del Sud, pone l’attenzione sulle ultime operazioni investigative contro la pubblica amministrazione. Le indagini della procura di Paola, infatti, negli ultimi anni hanno riguardato tanti dirigenti e amministratori che, attraverso pesanti collusioni con il mondo imprenditoriale, avrebbero eluso le regole che normano gli appalti e gli affidamenti diretti.
Questo, tuttavia, è solo uno degli aspetti delle vicende che vedono Bruni al centro di un tentativo di delegittimazione che va avanti ormai da un paio di mesi. Opera di un gruppo di potere che si sente fortemente colpito dalle sue inchieste, che implicano ovviamente un’attenzione da parte degli organi preposti a tutelare il magistrato sia dal punto di vista della sicurezza sia a livello professionale.
La strategia della cosiddetta “massoneria deviata”, quella su cui indaga la procura di Paola, come abbiamo scritto in un altro servizio (LEGGI QUI), è quella di buttare fango sul procuratore di Crotone, costruendo ad arte una serie di menzogne volte a screditarne il prestigio. Per capire il grado di pericolosità della massoneria “non ufficiale”, si deve tornare indietro di dieci anni, quando il boss Pantaleone Mancuso, alias “Vetrinetta”, fu intercettato nell’ambito dell’inchiesta “Black Money”. E disse: «Ora che c’è? È rimasta la massoneria e quei quattro storti che credono ancora alla ‘ndrangheta».
Toccando settori molto delicati, è inevitabile diventare (soprattutto in Calabria) un nemico della criminalità, che si badi bene non è soltanto quella di stampo mafioso, combattuta da Bruni con valanghe di condanne nel periodo in cui era in servizio presso la Dda di Catanzaro, ma anche dei “cartelli” che si incontrano nei “salotti”, dove potere e soldi camminano di pari passo. Ci sono tanti indizi, rispetto al tentativo di delegittimazione del procuratore Bruni, che formano una prova concreta rispetto al clima che si respira da Amantea a Tortora. Ci sono zone del Tirreno, ancora inesplorate dall’ufficio di procura di Paola, che nascondono interessi economici che, seguendo un certo metodo investigativo, potrebbero essere attaccate dalle indagini delle forze dell’ordine. Al fianco di Bruni, però, c’è un blocco compatto che respingerà ogni forma di destabilizzazione.