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Arnaldo Caruso, presidente della società italiana di Virologia, non ama i salotti televisivi anche se è uno dei pochi titolati a poter parlare di virus e, quindi, di Covid. Quando lui parla la comunità scientifica italiana tace e ascolta. È a Cosenza per riabbracciare la famiglia (il fratello Franz è il sindaco della città dei Bruzi), e con lui mettiamo sul piatto le parole chiave di questa emergenza che da due anni tiene sotto scacco il mondo: vaccini, varianti, paura, falsi miti, per fare chiarezza e dissipare qualche dubbio.
Professor Caruso, domanda secca: quando usciremo da questa emergenza?
«Io direi dalla fine dell’estate».
E la variante Omicron potrebbe segnare l’inizio della fine per questa pandemia?
«Potrebbe segnare la fine della fase aggressiva della pandemia. Dai primi dati, raccolti al livello globale, sembra che, seppur più infettante, Omicron sia più mite dal punto di vista delle manifestazioni cliniche».
Quindi colpisce di più ma picchia meno duro?
«Con Omicron non si è registrato un aumento della mortalità, anzi il contrario, c’è stato un decremento che pare scendere fino allo 0,3%. Si è passati dal più del 2% di mortalità, dato delle vecchie varianti, a una percentuale vicina a quella di un normale virus stagionale. Possiamo dire che la Sars-Cov2 sta diventando un’influenza».
La variante meno aggressiva, quindi la Omicron, e quella più violenta, la Delta, finiranno per convivere o una annullerà l’altra?
«La storia ci dice che il virus meno aggressivo annulla quello più aggressivo. Questo attuale diventerà un virus dell’influenza o del raffreddore, come è avvenuto in passato per altri suoi predecessori».
È possibile che il virus compia il percorso inverso: da meno aggressivo torni più aggressivo?
«Non credo possa accadere, si va verso l’indebolimento dello stesso, da lì non si torna indietro».
È un cammino lungo quello che ci aspetta?
«Ci vuole del tempo, questo sì. Quando arriverà un’immunità di gregge mondiale, dunque la parola fine di questa pandemia, vorrà dire che il virus avrà compiuto il suo giro tantissime volte, sarà stato costretto ad adattarsi e adattandosi avrà perso forza. Se noi impediremo al virus di avanzare questo sarà costretto a fare un passo indietro. Tanti coronavirus che, in passato che hanno fatto tanti danni, poi sono diventati dei raffreddori».
Ha parlato di immunità di gregge quindi apriamo il capitolo vaccini. Una parte della popolazione reticente oggi dice: ci sono troppi infetti, i vaccini non funzionano, è così?
«Funzionano, hanno salvato l’umanità. Non ci dimentichiamo che un virus che, inizialmente, aveva la capacità di uccidere almeno il 2% della popolazione, oggi si mostra un semplice virus che porta una sintomatologia al massimo influenzale in tanti vaccinati, e in molti di questi non dà neanche l’infezione.
Perché alcuni continuano a rinnegare questa efficacia se è così evidente?
«Molti non si vaccinano per ignoranza, per paura. Alcuni, addirittura, temono l’ago che entra nel braccio, pochi, per fortuna, non si vaccinano per convinzione e mentalità. Ecco, loro rifiuteranno qualsiasi cosa, qualsiasi ragionamento. Non dimentichiamoci che tante sette e religioni fanno presa su queste persone per portare avanti teorie assurde. Chi dice che i vaccini siano un danno parla contro ogni ragionevolezza, sono dei fanatici, tutto qui».
I no vax affermano che gli attuali vaccini contro il Covid, sono “sperimentali” e quindi non sicuri, addirittura pericolosi nel lungo termine.
«Ma che sperimentali! Nessun vaccino è stato mai sperimentato a questo livello».
Eppure qualcuno dice ancora: no, grazie.
«In un anno di vaccinazione abbiamo avuto miliardi di persone che si sono vaccinate, peccato non essere riusciti ad andare così avanti nei Paesi più poveri. Noi siamo un popolo privilegiato, abbiamo avuto la disponibilità di questi vaccini in quantità e gratuitamente. La fortuna di vivere in un mondo Occidentale, sviluppato, ricco, ci ha posto nella condizione di poter affrontare questo problema in modo ottimale, non per tutti è stato così, ricordiamocelo sempre».
Adesso è cominciata la fase del cosiddetto “booster”, detta anche terza dose, professor Caruso continueremo all’infinito a vaccinarci ogni quattro mesi?
«Oggi, in Italia, la variante dominante è quella Delta, la più aggressiva e quindi dobbiamo difenderci a tutti i costi. I vaccini attuali sono stati creati a misura del virus originale, quello di Wuhan, e per essere efficaci è necessario che si mantenga alto il livello di immunità».
Andremo, inevitabilmente, verso un quarto richiamo?
«Più volte ho detto che la quarta dose andrebbe fatta su un vaccino tarato sulla variante Omicron. Questo ci permetterà di non fare più richiami ravvicinati. Non possiamo fare booster di continuo, questo è certo. Bisogna adattare il vaccino al virus, così come si fa con l’influenza. Capisco che in uno scenario così mutevole non si potesse fare una corsa al virus, ma oggi siamo più tranquilli perché la Omicron si è stabilizzata e sarà dominante, quindi possiamo con serenità pensare di adattare il vaccino in modo da non fare più richiami in futuro».
Serve davvero la conta degli anticorpi? Molti pensano, prima di effettuare il richiamo, che in caso ci siano ancora nell’organismo anticorpi sufficienti si possa rimandare la dose aggiuntiva.
«Il problema è che non si sa quanto alti debbano essere per dare una risposta immunitaria efficace. Sappiamo solo che più è forte la risposta immunitaria, più l’organismo è capace di resistere all’infezione. I dati di oggi ci dicono che dopo il booster siamo quasi immuni anche da Omicron».
Parliamo dei bambini: da poche settimane è iniziata la somministrazione di Pfizer alla fascia 5-11 anni, ma c’è tanta resistenza e paura, anche da parte di genitori vaccinati, a portare i propri piccoli in ambulatorio. I loro sono timori fondati?
«I bambini si ammalano. È una falsità dire che i più piccoli sono immuni o che prendono l’infezione senza ripercussioni. Moltissimi bambini, specie con la Delta, si sono ammalati in modo grave, alcuni sono morti, fortunatamente pochi. Ma c’è una malattia infiammatoria molto seria che li può colpire e durare nel tempo. Nel cosiddetto Long Covid rientrano patologie sistemiche che portano a un malfunzionamento di alcuni organi e a problemi neurologici. Ogni mamma dovrebbe pensare a proteggere il proprio bambino. Qui parliamo di vaccini molto ma molto più sicuri rispetto a quelli del passato, eppure abbiamo sempre vaccinato i nostri figli con l’anti-polio, l’anti-difterica, l’anti-tetanica. Questi contro il Covid sono i vaccini che hanno meno controindicazioni».
Sono sicuri?
« I genitori dei bambini devono sapere che questo vaccino è sicuro, non dà effetti collaterali e li protegge».
Anche i piccoli dovranno effettuare richiami?
«Vale per loro come per gli adulti, quanto più teniamo alto il livello dell’immunità, tanto più le persone diventano resistenti all’infezione. I bambini sono ancora meno ricettivi a qualsiasi sintomo legato collateralmente all’uso dei vaccini. Facciamo i vaccini nell’età pediatrica per due motivi: perché evocano una risposta immunitaria più efficace rispetto agli adulti, e che può durare tutta la vita, e perché è una fascia che va protetta per il futuro».
La tecnologia a mRna potrebbe debellare malattie come il cancro o l’Hiv?
«Chi ha inventato questa metodologia, che è in fase studio da almeno 15 anni, è riuscito a far diventare un’ipotesi di lavoro una realtà. Pensavamo tutti che il Nobel per la Medicina fosse già assegnato. Noi ricercatori crediamo che, soprattutto per le malattie genetiche rare, questa tecnologia potrebbe davvero trasportarci lontano. L’mRna dona una copertura virale che potrebbe coprire l’arco di una vita, cosa che non possono fare i vettori virali fin qui usati; tante malattie, come quelle genetiche o il cancro, potrebbero finalmente trovare una risoluzione».
Il governo ha rivisto le regole della quarantena, lei è d’accordo con le nuove disposizioni?
«Non solo sono d’accordo ma appoggio le indicazioni di alcune regioni che hanno semplificato ancora di più queste procedure. Nelle fasi iniziali di una pandemia le quarantene fatte bene hanno un senso, ora, in cui è impossibile tracciare le persone infette, dovremmo mettere in quarantena tutta l’Italia, allora mi chiedo: ce n’è bisogno? Non più. Per me le regole della quarantena sono ancora troppo rigide, andrebbero allentate ancora di più».