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Nuova udienza del processo che deve far luce sull’omicidio avvenuto a Mongrassano nell’estate del 2021, quando Giuseppe Marino, 40enne, ha investito il fratello, uccidendolo. Il gup del tribunale di Cosenza Piero Santese, avendo due consulenze di parte, secondo cui l’imputato sarebbe stato incapace di intendere e di volere al momento del fatto – tesi prospettata dai consulenti di difesa Giacomo Pantusa e Sergio Caruso – e l’altra, quella della procura (mediante i consulenti tecnici Paolo De Pasquali e Simonetta Costanzo), secondo cui Giuseppe Marino invece era lucido e consapevole di quanto stesse accadendo, nei mesi scorsi aveva disposto una perizia che doveva dirimere le due consulenze.
Il perito Giuseppe Stranieri infatti ha concluso in conformità con le motivazioni esposte in consulenza dal tecnico nominato dalla dottoressa Donatella Donato, titolare del procedimento penale. «Giuseppe Marino era capace di intendere e di volere al momento del fatto», si evidenzia nella relazione discussa oggi in udienza, che si svolge in abbreviato.
C’è da aggiungere, comunque, che i difensori di Giuseppe Marino hanno depositato delle note critiche alla consulenza del consulente di parte della procura di Cosenza e alla perizia del consulente del gup, chiedendo un termine per eventuali contro deduzioni. Il gup Santese ha rinviato il processo al 5 maggio 2022 per le discussioni. Giuseppe Marino è difeso dagli avvocati Angelo Pugliese ed Emilio Lirangi, mentre le parti civili costituite sono rappresentate dagli avvocati Guido Siciliano e Mafalda Ferraro.
Omicidio di Mongrassano, cosa c’è scritto nella perizia
Secondo quanto riportato nella perizia firmata dal dottor Stranieri, «non emergono elementi per poter diagnosticare un disturbo psichiatrico nosograficamente definito e tale da giustificare un’infermità mentale di una certa gravità. Marino si mostra consapevole della gravità del fatto compiuto, è rammaricato per quanto successo, evidenziando che quanto è accaduto è anche colpa del fratello Pasquale che sostanzialmente stava rovinando sua figlia».
Il perito ha aggiunto che «sicuramente l’ambiente familiare con un basso livello culturale e la struttura personologica dell’imputato caratterizzata da uno scarso controllo delle emozioni e la tendenza dell’impulsività, determinano il carattere di Marino, ma non assurgono a grave disturbo di personalità, tali da compromettere la sua capacità di intendere e volere».