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L’ultima udienza dell’inchiesta “Sistema Cosenza“, oltre a sancire la costituzione di parte civile dell’Asp di Cosenza e della Regione Calabria (e non solo), ha permesso all’ex commissario ad acta della Sanità calabrese, Massimo Scura, e all’ex dg del Dipartimento Salute della Regione Calabria, Antonio Belcastro, di sottoporsi ad interrogatorio, prima con i rispettivi difensori e successivamente con il pubblico ministero Mariangela Farro, titolare del fascicolo d’indagine. Gli avvocati, nel corso dell’udienza preliminare, avevano evidenziato come il giudice naturale degli imputati fosse quello di Catanzaro, a seguito di un’eccezione basata su una presunta incompetenza territoriale del tribunale di Cosenza, che il gup Piero Santese ha rigettato. Poi, quindi, è stata la volta di Scura e Belcastro.
Durante l’interrogatorio, Massimo Scura ha dato la sua versione dei fatti, spiegando in realtà cosa accadeva in quegli anni, sotto la sua gestione, e rilevando come non avesse alcun motivo per falsificare i bilanci aziendali dell’Asp di Cosenza né di aver mai visto il presidente del collegio sindacale dell’epoca. Scura, inoltre, ha prodotto una serie di documenti e ha mostrato il suo libro, vantandosi di essere stato citato dal Financial Times per aver illustrato le criticità e le sofferenze organiche della sanità calabrese. Secondo Scura era il Dipartimento Salute della Regione Calabria a dover controllare la regolarità del bilancio aziendale, valutando se potesse essere approvato o meno.
Antonio Belcastro, invece, ha fornito ulteriori dettagli circa l’iter procedurale per costruire i bilanci delle Asp calabresi, spiegando il ruolo di un ufficio regionale quale deputato a validare i documenti contabili forniti dalle varie aziende presenti sul territorio. Inoltre, Belcastro ha sottolineato che i dati riportati nel bilancio 2017 sono conformi con quanto riportato nei sistemi informatici regionali. Nella prossima udienza il pm Farro avanzerà le sue richieste di rinvio a giudizio.