Per capire come il Planetario di Cosenza sia finito dalla ribalta alle ortiche dopo un inizio scoppiettante (e vedremo perché “scoppiettante” in senso stretto), dobbiamo risalire al bando pubblicato nel 2020 per la gestione della locazione che avrebbe dovuto comprendere un po’ tutto: la manutenzione, gli arredi, la cura, la gestione, insomma tutta la fiera da mettere in carico al vincitore. Si fanno avanti tre aziende, 1 si ritira quasi subito lasciando la palla in mano alle altre due. Il fitto annuale da pagare, ammonta a circa 70mila euro (6400 euro al mese), a questo vanno aggiunte tutte le migliorie e la gestione in toto (le vedremo in dettaglio più avanti). Una spesa (investimento) che mirava a individuare il soggetto migliore capace di creare un turismo astronomico a Cosenza.

L’avviso pubblicato nel 2020

A spuntarla è un’impresa di eventi di Crotone. A giudicare e decidere fu una commissione che nell’autunno del 2020 deliberò sul vincitore valutando quella che considerò la migliore delle offerte. Da quel momento si perdono le tracce di questa procedura e sul sito del Comune di Cosenza, resta a galleggiare nel vuoto l’avviso per la manifestazione d’interesse senza ulteriori aggiornamenti.

Tutto congelato

Dal Comune, sulla questione, risponde l’architetto Giuseppe Bruno. È lui il referente del Planetario ed è sempre lui ad aver curato la procedura di affidamento. Alla domanda su che fine abbia fatto il contratto con la ditta vincitrice risponde che alla fine nessuno ha messo la firma per colpa del Covid che avrebbe troppo limitato le attività. Il Comune non ha sollecitato e l’azienda nemmeno. «Sospensione del procedimento» ci spiega. Insomma il bando è sospeso e assegnato. C’è da dire che l’avviso è stato pubblicato a giugno 2020, con il Covid in corso. Ad ottobre 2020 (quindi con le scuole in lockdown) l’avviso non è stato annullato ma sono continuate le interlocuzioni tecniche con le imprese in gara fino alla scelta. «Non potevamo sapere che l’emergenza sarebbe durata» ha detto Bruno anche se al momento dell’affido si era in pieno autunno con l’ondata di ritorno in corso. Sul sito del Comune non c’è alcuna traccia di questa sospensione, nessun comunicato, nessun avviso. Niente. Adesso, però, bisognerà chiudere il cerchio: o dentro o fuori.

I requisiti per l’affido

I requisiti previsti nella manifestazione di interesse non erano pochi ma sintetizzati in un lungo elenco e abbastanza preciso. Tra questi la cura (a proprie spese) del verde e delle pertinenze; l’apertura garantita per non meno di 240 giorni e per non meno di 6 ore giornaliere; la fornitura di attrezzature per l’allestimento; il servizio di sorveglianza; la pulizia; le spese energetiche e idriche; pagamenti per Siae e tasse varie; obbligo di rendicontazione annuale dei movimenti economici, infine la nomina di un tecnico addetto alla sicurezza e in grado di gestire le strutture e gli impianti con personale qualificato. Dall’azienda di Crotone, vincitrice della manifestazione di interesse, ci dicono che l’affidamento è stato «congelato», non annullato e che potrebbero esserci ancora margini. Tra le cause di questa sospensione non solo il Covid ma anche la presenza – aggiungono – di un cantiere aperto e fermo da un bel po’ di tempo che ha causato un riversamento di terriccio proprio a ridosso del Planetario. Dunque il vincitore in pectore ancora non ha rinunciato ma è in attesa di capire il da farsi ed è per questo che, spiega, è in corso un dialogo con lo stesso Comune.

Un’inaugurazione da 46mila euro in fuochi d’artificio e poi… il buio

Eppure le premesse di questo Planetario (le abbiamo definite “scoppiettanti” non a caso) erano state davvero sontuose. Basti guardare alla sola cerimonia di inaugurazione. Ben 46mila euro furono spesi dalla passata amministrazione in fuochi d’artificio. Proprio così. Fuochi d’artificio. Ed è tutto nero su bianco. Nella procedura negoziata senza previa pubblicazione, ad un’azienda specializzata sono andati 46mila euro in giochi pirotecnici, più altri 3mila investiti in un service per il noleggio del ledwall. Insomma se al Jurassic Park non si badava a spese, a Cosenza era lo stesso. Un taglio del nastro costato 50mila euro (cent in più cent in meno), meritava una gestione all’altezza delle premesse. E invece. E invece adesso bisogna capire cosa accadrà. Qualcosa la anticipa sempre l’architetto Bruno. «Abbiamo vinto un bando regionale da 60mila euro – spiega – per assicurare almeno una stagione. Abbiamo fatto una riunione con la regione per condividere le attività promozionali. Si dovrebbe partire a breve, noi siamo già pronti». Pronti è una parola grossa. La struttura non appare proprio in forma, va completamente rifatto il verde esterno (che non esiste più), sistemati gli interni (desolatamente vuoti, non c’è neanche una sedia). Alcune parti esterne si stanno arrugginendo, i pochi ammennicoli di cartapesta pendono come appendici stanche dal soffitto (uno è caduta). Insomma è come avere una Ferrari portata a correre in una strada sterrata e fangosa. Sessantamila euro per far ripartire una struttura per la quale sono stati investiti 50mila euro tra led e fuochi d’artificio, sa un po’ di beffa. Si organizzeranno eventi portando la gente in un luogo che avrebbe bisogno di qualcosa in più di una mano di vernice? Così pare.

Il futuro incerto

Di sicuro questa storia non potrà essere tirata per le lunghe. Le strumentazioni all’interno del Planetario, che appare vuoto come lo spazio e dismesso come un pianeta abbandonato, rischiano di rovinarsi (e parliamo di un danno da decine di migliaia di euro). Intanto tutt’intorno al Planetario c’è una sorta di deserto di non finito. Del contratto di appalto per l’esecuzione dei lavori di riqualificazione naturalistica degli argini del fiume Crati, parte del Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie (tre milioni di euro di spesa) non si sa più nulla. Nel progetto, già affidato a un’impresa, rientrava anche la zona del Planetario. Oltre al tempo che passa e lascia le sue striature ovunque (basti guardare la facciata esterna) un altro pericolo per la struttura è la mancanza assoluta di sorveglianza. Insomma per non scrivere la parola fine su queste stelle occorre fare in fretta e fare bene. Stavolta.