lunedì,Dicembre 11 2023

Arresti a Cosenza, la gestione dei campi di calcetto affidata al prestanome di Piromallo

La Dda di Catanzaro ricostruisce la parte burocratica dell’affidamento, risalente all’amministrazione Occhiuto, e riporta le intercettazioni degli indagati sulle elezioni del 2016

Arresti a Cosenza, la gestione dei campi di calcetto affidata al prestanome di Piromallo

La gestione dei campi di calcetto di via Pertini, secondo la Dda di Catanzaro, è nelle mani di Mario “Renato” Piromallo, che ufficialmente non risulta da nessuna parte, avendo deciso, a dire degli investigatori, di indicare quale legale rappresentante dell’associazione, Alessandro Cariati. Nel gruppo che coordina le prenotazioni per disputare le partite amatoriali, secondo i magistrati antimafia coordinati da Nicola Gratteri, ci sarebbero anche Massimo Maione e Giuseppe Piromallo, figlio di Mario “Renato”. Lo si evince dalle intercettazioni telefoniche e ambientali captate principalmente nel 2019.

Ma la storia dei campi di calcetto comincia ben prima. Ciò emerge ascoltando in segreto i protagonisti della vicenda giudiziaria, che parlano anche del 2016, quando la struttura era stata inaugurata da Mario Occhiuto, all’epoca candidato a sindaco. Qui la Dda di Catanzaro ricostruisce tutti i passaggi: «Nel 2018 il Comune di Cosenza, con determina dirigenziale n. 2253/2018, a firma del direttore di settore Francesco Converso, ha concesso alla società “Asd Amici del calcetto”, una proroga di otto anni, consecutivi alla scadenza (2021), per la gestione dell’impianto».

La Dda riferisce anche che «la proroga anticipata è stata concessa, stando a quanto si legge nella determinazione dirigenziale di che trattasi, in seguito alla richiesta di proroga di otto anni formulata dalla stessa società sportiva, per una sua eventuale partecipazione al bando con la quale la Regione Calabria concedeva contributi in conto capitale ed in conto interessi per interventi di edilizia sportiva, ad Enti pubblici, in qualità di gestori/concessionari di impianti sportivi di proprietà pubblica e a uso pubblico».

I pm Vito Valerio e Corrado Cubellotti ipotizzano che il citato bando regionale sia servito al presunto prestanome di Piromallo, «da pretesto per poter permanere nella gestione dell’impianto sportivo in parola fino al 2029, assicurandosi in tal modo, ancora per molti anni, le ingenti entrate generate dalle attività svolte all’interno di esso che si sostanziano, principalmente, nell’affitto dei campi di calcetto in occasione di partite amatoriali, ma anche nella vendita di generi alimentari all’ampia platea di clienti che frequenta la struttura».

Di Alessandro Cariati ne parla pure il collaboratore di giustizia Luciano Impieri in un interrogatorio del 2018, raccontando i suoi rapporti con l’odierno indagato. Sempre la Dda, analizzando le circostanze maturate nel corso dell’inchiesta, rilevano che, quella della gestione dei campi di calcetto, «si tratta, in sostanza, di una vera e propria attività commerciale che ha tuttavia la peculiarità di non comportare rischi d’impresa attesto che per l’intera durata del primo affidamento (periodo 2015-2021) è stato versato in favore del comune di Cosenza un canone di appena 3mila euro, e lo stesso dovrà essere versato per il secondo periodo di affidamento (2021-2019), atteso che con la succitata determina del 2018, il Comune di Cosenza ha prorogato il termine fino al 2029». Anche se non sempre gli affari andavano bene. Ad esempio l’ultimo concerto di Max Gazzè in città non aveva portato grossi utili, in quanto aveva sottratto molti dei loro clienti abituali.

Nella parte finale del capitolo dedicato alla gestione dei campi di calcetto, gli investigatori annotano il fatto che Massimo Maione, uno dei coordinatori dell’attività, parla con un uomo non identificato, della caduta di Mario Occhiuto nel 2016 e afferma Maione che «noi il voto glielo abbiamo dato tutti… hai capito che ti voglio dire…?» e rincara la dose: «Non ti scordare che quando abbiamo aperto qui il nastro glielo abbiamo fatto andare a lui, hai capito che voglio dire», concludendo che rispetto a Salvatore Perugini ed Eva Catizone, Occhiuto «è il meno peggio di tutti quelli che ci sono stati».