Medicina a Cosenza, sit-in “luttuoso” a Catanzaro. Ciacco: «Chi ha paura dell’Unical?»
Una bara fa capolino durante la protesta organizzata nel capoluogo regionale contro la nuova Facoltà, e nel frattempo dalla città dei Bruzi un consigliere comunale soffia sul fuoco
Una bara con tanto di manifesto funebre per annunciare il decesso dell’Università di Catanzaro. C’era anche questo particolare lugubre e pittoresco nel sit-in svoltosi stamane nel capoluogo regionale per protestare contro la ventilata istituzione di una seconda facoltà di Medicina a Cosenza. La manifestazione si è tenuta in una piazza del quartiere Lido.
Si tratta di una polemica che va avanti da anni e che negli ambienti accademici e politici catanzaresi è vissuto come un vero spauracchio. Il tema è tornato di stretta attualità dopo che nelle scorse settimane all’Unical è stato attivato il corso di laurea in “Medicina e Tecnologie digitali”, e il primo a dare fuoco alle polveri è stato il docente Valerio Donato, già candidato sindaco e oggi consigliere comunale di opposizione a Catanzaro. Nel successivo dibattito è intervenuto anche il governatore Roberto Occhiuto con un invito a evitare guerre di campanile fra le due città. Un appello che, per ora, è rimasto inascoltato.
E sempre di guerra, sebbene «unilaterale», parla il consigliere comunale cosentino Giuseppe Ciacco, definendo «insensata e fratricida» la levata di scudi catanzaresi che, a suo avviso, «infiacchisce e indebolisce lo spirito pubblico della regione, inocula il micidiale veleno del “separatismo” in una latitudine, che, viceversa, dovrebbe, sapientemente, ricercare e valorizzare le ragioni profonde del proprio stare insieme».
Dietro al no alla seconda facoltà a Cosenza, Ciacco intravede «una intollerabile prevaricazione» e chiude il suo ragionamento con una domanda che getta ulteriore benzina sul fuoco: «Forse a qualcuno fa paura l’iperbolica eccellenza dell’Unical?». Di seguito il suo intervento.
«Senza troppi giri di parole e, assai francamente, occorre prendere atto del seguente dato: la Città di Catanzaro, con in testa i suoi massimi vertici istituzionali e accademici ha, unilateralmente, dichiarato una guerra di campanile all’Università della Calabria. Questo è l’indiscutibile dato di fondo: una guerra di campanile insensata e fratricida. Per alcuni versi anche indecifrabile. Che infiacchisce e indebolisce lo spirito pubblico della regione. Che inocula il micidiale veleno del “separatismo” in una latitudine, che, viceversa, dovrebbe, sapientemente, ricercare e valorizzare le ragioni profonde del “proprio stare insieme”. E, allora, non si può rimanere impassibili. Alla crociata dichiarata contro l’UNICAL occorre reagire. Senza proseguire sulla strada accidentata degli ottenebranti fondamentalismi, ma utilizzando, dentro la feconda cornice del pluralismo dialettico, il dizionario del ragionamento e del confronto. Bandendo i macabri simboli della morte, ma adoperando, viceversa, gli utensili generatori di fertile linfa vitale per tutta la regione: da Nocara a Melito di Porto Salvo. Partendo da un punto di domanda: ma perché, proprio oggi, è stato scatenato tutto questo finimondo? Ma all’Unical il corso di laurea in “Medicina e Tecnologie digitali”, non è stato attivato già dall’anno scorso, in perfetta sinergia con l’Università Magna Graecia? Anzi, per quel che io ne so, il corso di laurea dell’Unical è una costola della Facoltà di Medicina di Catanzaro ed è stato attivato, previo formale assenso degli organi accademici di Catanzaro. E, allora, perché oggi si solleva cotanto polverone? Quali sono le ragioni di un ripensamento così fulmineo? Se non sono ragioni inconfessabili, si abbia il pudore di renderle pubbliche. Dopodichè, sia chiaro a tutti: quando si parla dell’Unical, si parla di uno degli atenei più prestigiosi del mondo. Un formidabile arcipelago composto da docenti dalle superlative virtù professionali e da studenti e studentesse, che sono autentiche eccellenze. Una meravigliosa fucina di cultura e di sapere. Della quale la Calabria e, l’Italia tutta, devono menar vanto e orgoglio. E, allora, dire che con l’istituzione della facoltà di Medicina all’Unical significherebbe “ fare qualcosa che domani non servirà a nessuno” è, assolutamente ingeneroso. Forse è anche sfacciatamente oltraggioso. Detto questo, io, sinceramente, non so se esistono, per davvero, nell’attualità, le condizioni per istituire una autonoma facoltà di Medicina all’Unical. Tuttavia so che è inconcepibile collocare il tema dentro l’infernale spirale del cieco fanatismo. Lo sviluppo del sistema universitario fa bene a tutta la Calabria. E parlare di “dannoso sbilanciamento” del sistema universitario è una contraddizione in termini. Lo sviluppo del sistema universitario è, sempre e solo, una risorsa per tutta la regione, dovunque esso matura e si realizza. La questione dello sviluppo dell’università calabrese – e rimarco, dell’università calabrese – deve essere affrontata senza prevaricazioni di una parte sull’altra. E il NO deciso e apodittico, coralmente pronunciato a Catanzaro, contro l’eventuale apertura di una facoltà di Medicina all’Unical è una intollerabile prevaricazione. Suona come una sinistra contestazione del borbonico delitto di lesa maestà. E, per finire, mi domando: ma se l’Università di Catanzaro ha – come dice il suo Rettore – una storia di 45 anni di medicina, perché mai, allora, la facoltà di Medicina all’Unical dovrebbe decretare la morte della pluridecennale facoltà di Catanzaro? O, forse, a qualcuno fa paura l’iperbolica eccellenza dell’UNICAL? E’ questa, l’inconfessabile ragione di cotanta parossistica mobilitazione catanzarese?»