Processo Bergamini, Mario Pranno a Cosenza Channel: «Quel pentito mente»
L'ex storico esponente della criminalità organizzata cosentina replica alle dichiarazioni rese in aula dal pentito circa la morte del compianto centrocampista rossoblù
Riceviamo e pubblichiamo la replica di Mario Pranno, ex storico esponente della criminalità organizzata cosentina, in merito alle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia, Francesco Garofalo, nel corso dell’ultima udienza del processo Bergamini.
«Gentilissimo Direttore, la ringrazio per l’opportunità di replica, e ciò solo perché chi ha deciso di cambiare vita, avendone percorsa una sbagliata, non debba necessariamente infangare la vita altrui al solo scopo di rimanere ancora a galla.
In Italia, lei sa, l’azione penale è obbligatoria, ma non è stato così per il Garofalo – avendo sia io, che Giuseppe Vitelli (a suo tempo) dichiarato in processi – che ad entrambi ci fu chiesto dal Garofalo di uccidere il cognato Antonio De Luca, perché reo di aver molestato la figlia minore del Garofalo mentre era sotto effetto di droghe. La suocera muore perché mera testimone che si trovava li per assistere il figlio. Per queste morti la storia la si sa di quanti innocenti vennero trucidati, Leanza, Bassano e Francesco Pagano.
Leggo inoltre, consultando il vostro articolo, le menzogne di questo signore che racconta storie da oltre 20 anni sul mio conto su presunti miei interessamenti dopo la morte del povero Bergamini, neppure un alito di verità. Tutto inventato. Queste e solo queste le vere ragioni del pentimento del Garofalo. La ringrazio. Ossequi Mario Pranno».