Caldo fuori stagione e siccità, Aceto (Coldiretti): «Campagna drammatica per agrumi e olive»
Le temperature di questi giorni unite alla carenza d'acqua destano allarme per l'agricoltura: si rischia di mandare a monte l'investimento e il lavoro di un intero anno
Belle giornate? Dipende dai punti di vista. Se il caldo di questi giorni può infatti sembrare una buona notizia a chi, anche in occasione del ponte dei morti, si è organizzato per viaggi e gite fuori porta, lo stesso non si può dire per chi al ciclo delle stagioni e al conseguente cambio delle temperature è legato per le attività di cui vive. Parliamo di agricoltura e di un allarme che non è nuovo, ma che diventa più pressante di anno in anno. Il tema è quello dei cambiamenti climatici, che sul campo si traduce in siccità e caldo fuori stagione. Fenomeni che turbano non poco Coldiretti, che nel suo ultimo monitoraggio ha evidenziato i rischi di questo stato di cose, con gli invasi della Sila già a secco e le imminenti campagne di raccolta che si prospettano drammatiche.
Franco Aceto, presidente dell’associazione dei coltivatori, parla di «forti preoccupazioni soprattutto per il settore olivicolo e per quello agrumicolo». Dici “agrumi” e pensi subito alla Sibaritide, già alle prese con i problemi legati alla legittima protesta dei lavoratori del Consorzio di bonifica di Trebisacce e che proprio nella fase più delicata del ciclo di produzione si ritrova stretta in una situazione che rischia di mandare a monte l’investimento e il lavoro di un intero anno.
Agrumi non commercializzabili
«I danni potenziali agli agrumi riguardano la qualità dei frutti», spiega Aceto. «Devo dire – aggiunge – che vanno ringraziati i lavoratori del Consorzio, ai quali esprimiamo tutta la nostra solidarietà, che pur se in una fase per loro difficile stanno cercando di garantire almeno i servizi essenziali». Ma la vertenza di Trebisacce è solo un piccolo tassello in un quadro molto critico: «Se in questa fase non arriva agli agrumi il giusto quantitativo di acqua gli agricoltori si troveranno un prodotto che sarà fuori mercato», avverte il presidente di Coldiretti.
Una gestione diversa delle risorse idriche
Caldo fuori stagione e scarsità di risorse idriche: un mix letale per l’agricoltura, tanto per l’attività colturale quanto per quella zootecnica, come sottolinea Aceto. «Il vero problema sono proprio le risorse idriche molto carenti. E sono carenti perché la stessa acqua che servirebbe per l’agricoltura è utilizzata anche per la produzione di energia idroelettrica. Un approccio basato sul fatto che le risorse dovrebbero poi essere rimpinguate dalle piogge stagionali, ma così non è stato. Questo ci deve far riflettere sulla programmazione futura».
Nessuna soluzione emergenziale: «Se acqua non ce n’è non si può fare altro che guardare in maniera passiva quelli che saranno i danni al comparto agricolo e approntare delle soluzioni di lungo periodo. Purtroppo quest’anno c’è ben poco da fare, ma dobbiamo evitare che i prossimi anni ci ritroviamo in questa situazione», afferma il presidente di Coldiretti. Ma bisogna agire da subito sul lungo periodo: «Già a partire dal prossimo anno la gestione dell’acqua in Calabria deve essere impostata in maniera diversa. Non si può dare priorità ai produttori di energia che giustamente fanno i propri interessi e lasciare indietro gli agricoltori se capitano stagioni come questa».
Ogni anno sempre peggio
Stagioni alle quali tra l’altro, evidenzia Aceto, bisogna cominciare a fare l’abitudine: «Ogni anno diventa più critico rispetto ai precedenti, ogni anno i cambiamenti climatici generano allarmi maggiori e ogni anno la stagione estiva non solo si allunga ma presenta temperature leggermente sempre più alte. Se noi avessimo la disponibilità di adeguate risorse idriche in qualche modo riusciremmo a superare tutto anche se con difficoltà, qui però rischiamo tra pochi giorni di rimanere all’asciutto. Abbiamo già adesso pochi metri cubi disponibili per le colture, gli invasi sono quasi completamente svuotati».
Danni enormi per la raccolta di olive
Rischiano gli agrumi ma non solo. Danni enormi si prevedono anche per l’olivicoltura. Il presidente di Coldiretti parla senza mezzi termini di «campagna drammatica» : «Per l’ennesimo anno non si farà una raccolta normale, anzi ci sono aziende che prevedono di raccogliere zero e quindi di non avviare neppure la raccolta. E laddove si potrà avviare la produzione è al di sotto del 50%».
E poi le coltivazioni foraggere e cerealicole: «Dove non c’è acqua per le irrigazioni, con questo caldo gli agricoltori neanche stanno coltivando perché se si semina e non arrivano le temperature giuste e magari un po’ di pioggia non esce nulla. Fare il lavoro, con tutti i costi che comporta, non vale la pena. E c’è il rischio che se si arriva a metà novembre con questa calura e poi inizia a piovere non si riesca più a fare nulla: migliaia di ettari non potranno più essere coltivati. Quindi in un periodo in cui si parla di sovranità alimentare, in cui c’è carenza di materia prima – mi riferisco al grano – al danno si aggiunge anche la beffa che quel poco che potremmo fare da noi, a causa delle condizioni climatiche, non riusciamo neppure a coltivarlo».
Aceto: «Più attenzione nelle concessioni alle multinazionali dell’energia»
La via d’uscita è sedersi a tavolino e programmare il futuro. «Chiediamo una maggiore attenzione alle concessioni di utilizzo delle risorse idriche da parte delle multinazionali dell’energia elettrica – rimarca Aceto –. La gestione dell’acqua deve essere in mano alla Regione Calabria che ne dispone secondo le esigenze del territorio. È una regola sancita per legge, l’acqua deve essere utilizzata secondo determinate priorità: prima per uso umano, poi agricolo e poi gli altri. La nostra è una regione ricca di acqua se gestita a dovere, e dove si fa agricoltura tutto l’anno deve essere a disposizione 12 mesi su 12. Siccome da qui a qualche anno scadranno le concessioni date alle multinazionali, in particolare per quanto riguarda i bacini della Sila, io mi auguro che non si facciano altri rinnovi: queste concessioni sono date sulla base di regole stabilite oltre 50 anni fa, ma in 50 anni è tutto cambiato».