venerdì,Marzo 29 2024

Aiello Calabro, l’ex sindaco Pedatella: «Vi dico io quando iniziò lo spopolamento»

Secondo il vecchio primo cittadino il fenomeno partì già già nel 1981 e non negli ultimi anni

Aiello Calabro, l’ex sindaco Pedatella: «Vi dico io quando iniziò lo spopolamento»

«Ho recentemente seguito la polemica riguardante il Comune di Aiello e all’interno della stessa ho letto che lo spopolamento è iniziato nell’ultimo quarantennio, in corrispondenza col nuovo corso politico avvenuto in quegli anni. Naturalmente questa affermazione è totalmente infondata anche perché lo spopolamento è iniziato nell’81, secondo la consigliera Bossio, mentre il nuovo corso politico nasce nell’85, a processo, quindi, già innescato». A sostenerlo è Franco Pedatella sindaco di Aiello dal 1985 al 1990.

«In quanto sindaco che ha dato inizio al nuovo corso politico di Aiello insieme a tutta l’operosa maggioranza, posso affermare con i fatti che  l’amministrazione di sinistra che si insediò nell’85 affrontò principalmente e fin da subito il problema dell’isolamento e dello spopolamento del paese. Aiello – racconta – in quegli anni era un paese fortemente indebitato, isolato, privo di sbocchi sul mare e di collegamenti veloci; perciò da subito canalizzammo le energie per migliorare la viabilità delle campagne e collegarle meglio al Centro e, contemporaneamente, aprire subito un collegamento con il mare, la famosa Strada del Fiume, impiegando anche forza lavoro comunale dove mancava l’intervento dello Stato».

«Nello stesso tempo – prosegue Pedatella nel suo intervento – si cercò di aprire una bretella veloce per collegarsi a Grimaldi e, quindi, all’autostrada e permettere a tutti quei lavoratori, che si erano già spostati a Cosenza, di poter rientrare in paese. Purtroppo dal Ministero ci fu risposto che i soldi erano già stati dati per questo tipo di lavoro e non si poteva concederne altri. Intanto, però, la Strada del Fiume, già funzionante, permetteva collegamenti veloci almeno sulla costa e, tra gli altri vantaggi, i ragazzi potevano più agevolmente raggiungere le scuole superiori di Amantea».

«Proprio sulla scuola – evidenzia – fu fatto poi l’altro intervento importante, costruendo l’edificio della Scuola Media che Aiello, unico paese nel circondario, non possedeva. Anche qui fu fatto un grande lavoro di sinergia tra fondi erogati, veramente un’inezia, e lavoro degli impiegati comunali, facendo il miracolo di costruire una scuola con solo 560 milioni di lire, dove in progetto ne erano previsti molti di più. Sempre la scuola, questa volta la primaria, fu al centro degli sforzi dell’Amministrazione per garantire ai bambini e alle famiglie il massimo del benessere e dei servizi. L’Amministrazione mise a disposizione della scuola scuolabus e personale comunale, allora si poteva, per accompagnare i bambini in piscina a Malito e, sempre per permettere ai bambini di aprirsi al mondo, gli scuolabus furono dati anche per accompagnarli in gite e viaggi di istruzione anche fuori regione».

«Contemporaneamente – sostiene Pedatella – si è cercato di recuperare anche quella centralità culturale che Aiello aveva avuto in passato, promuovendo convegni e attività culturali. Ricordo anche dei concerti di musica classica in Piazza Plebiscito. Anche le campagne, oltre al miglioramento della viabilità, furono dotate di acqua pubblica,            ove mancante. Si cercò anche la costituzione di una cooperativa di 30 giovani per lavori nel bosco, che avrebbe assicurato lavoro fisso e quindi occasione per rimanere ad Aiello. Purtroppo senza successo. Nella visione della nuova amministrazione accanto al miglioramento della vita dei cittadini aiellesi vi era l’idea che Aiello diventasse anche centro attrattivo per il turismo. In questa ottica si avviò il progetto di Rifacimento e Riqualificazione del Centro Storico scegliendo testardamente la pietra bianca del luogo, in armonia con il vecchio selciato e con i portali dei Palazzi antichi per mantenere l’unicità del posto e renderlo quanto più attrattivo possibile».

«Intanto si attrezzò la montagna, con tavoli e griglie e, con largo anticipo sui tempi, si tentò di far partire l’idea di una collaborazione tra Cleto, Amantea ed Aiello per attrarre turisti, offrendo un’organizzazione coordinata   in cui Amantea avrebbe valorizzato la tradizione commerciale e il turismo marino, Aiello poteva essere centro culturale e offrire il turismo montano come Cleto, che poteva anche sfruttare il suo centro storico, semiabbandonato, per farne alloggi per turisti (anticipando l’idea dell’ “albergo diffuso” che avrebbe poi preso vita negli anni futuri in molti borghi italiani). Purtroppo forse i tempi erano prematuri e non trovammo ascolto presso gli albergatori di Amantea con cui avevamo tentato un approccio, mentre a Cleto l’idea fu ripresentata qualche anno dopo, durante la campagna elettorale, nel programma di un gruppo di ragazzi che avevano fatta propria questa idea ma, purtroppo, senza successo».

«Come si può evincere dal racconto, l’azione intrapresa dalla nuova amministrazione non solo fu tesa a bloccare il problema dello spopolamento ma aveva una visione attrattiva del turismo aperta e a lungo raggio, addirittura visionaria per i tempi. Ho voluto fare chiarezza sulle affermazioni fatte nella polemica in atto perché addossare alla sinistra, in particolare ai Partiti Comunista e Socialista che allora vinsero le elezioni, la responsabilità del problema dello spopolamento è profondamente ingiusto e sbagliato.  La minoranza deve   giustamente essere partecipe della vita di un comune con la sua funzione democraticamente vigile ma, se il fine è realmente il benessere della popolazione, è necessario evidenziare e circostanziare le azioni a suo dire sbagliate facendo, contemporaneamente, proposte alternative».

«Delegittimare il lavoro altrui, buttando tutto in un calderone, non è un buon servizio né per il paese né per la cittadinanza. Invito – chiude Pedatella – ad affrontare il problema dello spopolamento con serio spirito di collaborazione critica e politica, considerando che la causa prima dello spopolamento dei piccoli centri, soprattutto di montagna, è in primis l’organizzazione consumistica, capitalista e globalizzata della società, che spinge la popolazione a ritmi, spostamenti e modi di vivere sempre più usuranti e meno aderenti ad una vita umanamente godibile. Solo con questo spirito si possono cercare soluzioni condivise per il bene della comunità».

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