lunedì,Maggio 19 2025

Narcos Sibaritide, la lunga marcia dei cassanesi sulla via della droga

La compravano in Colombia e la rivendevano in Germania, la Dda ricostruisce l'ascesa del clan Forastefano-Abbruzzese nel gotha dei trafficanti

Narcos Sibaritide, la lunga marcia dei cassanesi sulla via della droga

Vantavano amicizie in Albania, Serbia, Montenegro, Colombia con «cinesi che stanno ad Amsterdam». Ed erano in trattativa finanche con il potentissimo cartello di Sinaloa, in Messico. Se fino a ieri qualcuno sottovalutava la criminalità cosentina, dovrà ricredersi almeno nella parte che riguarda i Forastefano-Abbruzzese. Per gli investigatori è il nuovo clan che governa la Sibaritide, nato a seguito dell’alleanza fra i due gruppi criminali che, superate le contrapposizioni etniche, si sarebbero uniti in nome degli affari. E che affari. Già l’inchiesta “Gentleman” nel 2013, aveva assegnato una dimensione sovranazionale alla ‘ndrangheta della costa jonica, ma è acqua fresca rispetto ai fatti trattati dieci anni dopo in “Gentlemen II”.

Per come ricostruito dalla Dda, infatti, il clan poteva contare su due broker della droga capaci di mobilitare spedizioni da quattordici-diciotto chili di eroina provenienti dall’Albania e di ben cinquanta chili di coca dalla Colombia. Con riferimento alla “bianca”, in un’intercettazione si parla di una trattativa in corso per un carico da trentacinque tonnellate. Si tratterebbe addirittura di un import-export, tant’è che negli atti investigativi, la Dda cita come riscontro le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, Angelo Mellone, che sostiene di aver appreso in carcere che «I Forastefano, attraverso i loro camion, riescono a trasportare stupefacenti dall’Italia in Germania. Grosse quantità, eroina che viene smistata in varie zone della Germania».

Come abbia fatto l’organizzazione a operare questo salto di qualità è un aspetto ancora tutto da decifrare. In un’intercettazione, uno degli indagati afferma che il nuovo corso criminale nasce dopo l’accantonamento «dei vecchi e degli infami», forse un richiamo alla lunga scia di lutti che ha insanguinato la Sibaritide negli ultimi sette anni. Nello stesso dialogo, inoltre, si parla degli equilibri di ‘ndrangheta e del ruolo delle cosche cirotane, fin lì arbitri indiscussi, paventando un rimescolamento di carte in corso. La memoria va alla relazione della Dna che, già nel 2017, metteva in guardia dai fermenti criminali in atto sulla Costa jonica cosentina. Allora era un semplice sospetto, oggi è quasi una conferma.