Calabria, una lotta tra eccellenza e sfasciume: con Barca e Viesti all’Unical un ragionamento corale sui divari da colmare
Partito ieri pomeriggio, proseguirà durante tutta la mattinata di oggi il convegno "Studiare le differenze, ridurre le diseguaglianze": tanti i relatori provenienti da diversi centri di studio italiani
La dicotomia eccellenze-sfasciume, una dualità tutta calabrese che qui, dall’aula Caldora dell’Unical, è possibile osservare da vicino. Perché è proprio dove l’eccellenza trova casa, in questo luogo di formazione e ricerca dal valore ormai acclarato e riconosciuto a livello internazionale, un’istituzione che ha festeggiato i suoi primi 50 anni di vita mettendo in evidenza il paradosso di cui è parte: la culla del futuro nel bel mezzo di una regione che più volte viene definita «sfasciume».
Lanciata in sala da Ercole Giap Parini, direttore del Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Unical, questa parola passa di bocca in bocca tra i relatori. A Parini tocca l’apertura dei lavori del convegno “Calabria, Italia, Europa. Studiare le differenze, ridurre le diseguaglianze”, nella prima delle due giornate di discussione previste nell’ateneo di Arcavacata. Saluti istituzionali affidati a lui e a Vincenzo Fortunato, direttore della Scuola superiore di Scienze delle amministrazioni pubbliche, e Antonio Costabile, delegato di ateneo alla Missione sociale.
Partito ieri pomeriggio in due tranche “condotte” da Fabrizio Barca e Gianfranco Viesti, il programma messo in piedi dal Dipartimento di Scienze politiche e sociali e dalla Scuola superiore di Scienze delle amministrazioni pubbliche dell’Unical, in collaborazione con la casa editrice Donzelli, si svilupperà in una seconda parte questa mattina.
A fare da filo conduttore l’articolo 3 della Costituzione, citato ieri da Barca – ex ministro oggi coordinatore del forum Disuguaglianze diversità – all’inizio del suo intervento: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
E certo ha un senso profondo che un convegno di questo genere trovi casa proprio qui, in questo luogo d’eccellenza incastonato nello sfasciume di una Calabria terra di disuguaglianze economiche e sociali forti non solo con il resto d’Italia e d’Europa, ma anche all’interno del suo stesso territorio. In verticale e in orizzontale, come viene sottolineato in aula. Una sfida per la regione che si sostanzia anche nel saper cogliere dagli imprevisti – le «situazioni di frontiera» come vengono definite vicende come quella di Cutro o l’esperienza della Riace di Mimmo Lucano – l’opportunità di un cambiamento in positivo. Un sussulto contro il deserto economico e demografico che, senza significative azioni di contrasto, avanza inesorabilmente.
Ma il discorso va portato anche su un piano diverso: quello delle politiche pubbliche che non possono non tenere conto di ciò che hanno davanti, rimanendo cieche e sorde di fronte a quello che i territori hanno da mostrare e da dire. Differenze da studiare, diseguaglianze da ridurre appunto, come suggerisce il titolo del convegno. Con quella grande e tanto sbandierata opportunità offerta dal Pnrr – il Piano nazionale di ripresa e resilienza – che però pure senza una visione d’insieme rischia di essere un’arma spuntata contro i nemici da abbattere.
In questa due giorni all’Unical relatrici e relatori si confrontano su cause e potenziali rimedi, su quanto c’è da fare e su come farlo, su situazioni da scardinare e sulle politiche necessarie per riuscirci. Un confronto che prosegue a partire dalle 9 di questa mattina, con ancora tanti contributi di studiose e studiosi non solo calabresi ma anche provenienti da altre università e centri di ricerca. Tra gli altri, a relazionare in aula saranno oggi Anna Giunta e Marta Petrusewicz, Carmine Donzelli e Domenico Cersosimo ai quali saranno inoltre affidate le conclusioni che vedranno protagonisti, nuovamente, pure Fabrizio Barca e Gianfranco Viesti.