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Delle 68 misure cautelari emesse nell’ambito dell’operazione “Athena”, solo una non è stata eseguita: quella a carico di Leonardo Abbruzzese, 38 anni, noto come Nino oppure con il soprannome di “Castellino”. Quattro giorni fa, la Squadra Mobile e i carabinieri si sono presentati al suo domicilio per notificargli l’ordinanza e accompagnarlo in carcere, ma il diretto interessato non c’era e a tutt’oggi è ancora irreperibile.
Nell’inchiesta sulle attività illecite – estorsioni, droga e danneggiamenti – della famiglia di ‘ndrangheta cassanese, al trentottenne è assegnato un ruolo di primo piano. Sarebbe stato lui, infatti, a guidare la cosca nei periodi di assenza del capo, suo fratello Nicola “Semiasse” Abbruzzese, e secondo gli inquirenti c’è la sua firma su buona parte delle estorsioni contestate all’organizzazione.
In tema di reati associativi, anche nei suoi riguardi è scattata la doppia contestazione: associazione mafiosa e quella finalizzata al narcotraffico. In quest’ultimo settore, gli inquirenti ipotizzano che a Leonardo Abbruzzese fosse assegnato un ruolo da staffetta o da ufficiale di collegamento. Il suo compito, in tal senso, sarebbe stato quello di veicolare le disposizioni di “Semiasse” agli altri affiliati, favorendo così la «circolarità delle informazioni» all’interno del clan.