Che a Cosenza le luci siano spente da un pezzo, è evidente. Passando da un estremo all’altro, la città ha conosciuto una bulimia di eventi e poi un digiuno forzato. Invasioni è il festival risorto dopo anni di sonno. Scongelato e ridimensionato a causa delle casse comunali piuttosto dimagrite, e proposto in versione elettronica con artisti di ultra-ultranicchia, di certo pregevoli, onestamente per pochi. Per vedere un sano concertone da stadio, tocca migrare altrove.

A Catanzaro, ogni anno, puntuale come il panettone a Natale, il Magna Graecia Film Festival, fa parlare di sé per i suoi ospiti internazionali (cantanti, attori, registi). Divi (sul serio), americani perlopiù, conosciuti e coccolati e poi portati a sfilare e a tenere masterclass sold out. L’ultimo ad arrivare è stato Russell Crowe, che si è esibito in anteprima italiana con la sua band al Politeama di Catanzaro, e dal suo selfie a Tropea si sono generati tanti di quei meme da camparci sui social per sei mesi buoni. Annunciata Susan Sarandon, e altri ne verranno tirati fuori dal cappello di Casadonte, patron della manifestazione. Cosenza è ferma al palo, impantanata dal refrain delle ristrettezze economiche, senza iniziative, senza sponsor, senza patron. Niente più eventi, qualche sprazzo nel buio, nessuna continuità.

Chi fermerà la musica?

A Cosenza non esiste un luogo per i concerti. È un fatto. Una volta i concertoni si facevano allo stadio San Vito (ora Marulla). Sembra un ricordo di una vita fa, invece sono passati undici anni dall’ultimo live lì. Da qualche anno la città è stata tagliata fuori dai calendari degli artisti. E questo perché Eugenio Guarascio, che ha preso in concessione lo stadio ora per 90mila euro (circa) all’anno (decisione di ieri), ha deciso che di concerti lì non ne vuole vedere.

Cosenza ostaggio del “no” di Guarascio (ora gestore per cinque anni)

Tutte le città, nelle settimane estive, quando il pallone si ferma, godono dei live, Cosenza è ostaggio di un “no”, giustificato dalle spese che si dovrebbero sostenere per il ripristino del manto erboso del dopo show. Non c’è alcuna postilla nel contratto di gestione che possa permettere spiragli, non una parola decisa da Palazzo dei bruzi per la concessione degli spazi anche per gli amanti della musica (non solo del calcio) che contribuiscono ovunque, e non in piccola parte, ad alimentare l’economia locale (con i live aumentano le prenotazioni di alberghi, ristoranti ecc.). Con l’accordo sulla concessione quinquennale al patron rossoblù, è stata posta ieri la pietra tombale.

Tutti i big che fecero sognare Cosenza

Cosenza ha il suo album dei ricordi stipato nel cassetto. Vasco Rossi si esibì qui la prima volta il 29 agosto 1987, con il “C’è chi dice no tour”; poi il 31 agosto del 1989 nel “Liberi liberi tour”; l’8 Agosto 1996, con “Nessun pericolo per te tour”, il 2 settembre del 1999, “Rewind Tour”, e infine nel 2007, per il “Basta poco tour”, il 7 settembre, con le prove generali fatte il 5. Al San Vito il 20 luglio del 2006 arrivarono in cinquemila per ascoltare Bob Dylan che attaccò con “Maggie’s farm” uno dei suoi rari live a queste latitudini. Il 6 luglio 2003 i Deep Purple inaugurarono l’estate col saluto, agli ottomila fan, di Ian Paice che diede segno alla band di cominciare con “Highway Star”. Ci fu anche il caso di Sting che il 17 luglio 1993, a Cosenza ripiegò in modo rocambolesco, dopo il caos scoppiato a Catanzaro quando il suo concerto venne cancellato (e la notizia fece il giro del mondo) dall’allora questore Carnevale perché – così disse il cantante in una conferenza stampa – nell’ordinanza emergeva che i suoi testi potessero istigare alla violenza. Baglioni riempì lo stadio due volte, nel 1986 e nel 2004, Venditti bissò. Passarono da lì anche Ligabue ed Eros Ramazzotti.

Dopo Zucchero lo stop

Qualche anno fa arrivò lo stop (Zucchero nel 2011 fu l’ultimo a calcare l’erba dello stadio), legato ad esigenze di mantenimento del manto erboso. Lo stadio è per il calcio, dissero, e le spese da sostenere per il ripristino dopo i live, non sostenibili (non a Cosenza almeno, altrove sì). In mancanza di strutture adeguate, come Palazzetti, i live vennero relegati dove si poteva. Ma, di fatto, Cosenza venne segata via dai circuiti dei big.

Con l’era Occhiuto, ci si spostò solo sul lato dell’intrattenimento ultrapopolare, con il Boulevard estivo, ma di concerti come una volta, da riempire cuore e memoria, non se ne sono più visti. E nel silenzio generale, forse, non se ne vedranno mai più (foto in copertina di Guru)