Belvedere Marittimo: una folla commossa dà l’addio al giornalista Antonello Troya
Tanti gli amici e i colleghi che questa mattina, stringendosi attorno alla moglie Elvira, l'anziana madre, i fratelli e tutti gli altri parenti, hanno preso parte alle esequie per l'addio al cronista belvederese
Tante le persone che questa mattina si sono ritrovate nella chiesa Maria SS. del Rosario di Pompei, a Belvedere Marittimo, per l’ultimo saluto al giornalista Antonello Troya. Il cronista si è spento tre giorni fa, a 57 anni, dopo una lunga malattia che negli ultimi tempi lo aveva molto provato. Troya si era sentito male a Ferragosto ed era stato ricoverato all’ospedale di Cetraro, dov’è rimasto circa una settimana, poi le sue condizioni di salute erano peggiorate al punto da rendere necessario il trasporto in elisoccorso al reparto di terapia intensiva dell’ospedale Germaneto di Catanzaro. Qui è sopraggiunta la morte, nel pomeriggio del 25 agosto. Nato a Belvedere Marittimo il 22 giugno del 1966, dal 2017 il cronista era responsabile provinciale di Aned (associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto).
L’affetti di amici e parenti
Tanti gli amici e i colleghi che questa mattina, stringendosi attorno alla moglie Elvira, l’anziana madre, i fratelli e tutti gli altri parenti, hanno preso parte alle esequie per l’addio al cronista belvederese. Particolarmente commovente l’intervento della nipote, che dal pulpito ha raccontato di come lo zio avesse cucito addosso il suo ruolo di giornalista, anche fuori dalle redazioni. «Mi ha insegnato ad essere una persona libera», ha detto con la voce rotta dall’emozione. Parole di elogio sono arrivate anche da don Gianfranco Belsito, che ha officiato la messa, e don Ennio Stamile, quest’ultimo nella doppia veste di sacerdote e giornalista. Entrambi hanno ricordato di quanto sia stato pungente e incisivo negli anni il lavoro di Troya.
Da una vita sempre sul pezzo
Considerato una penna dissacrante e irriverente, Troya aveva dedicato tutto sé stesso all’impegno professionale, diventato incessante. Nonostante la grave malattia, infatti, il cronista aveva continuato imperterrito a stuzzicare la politica locale e denunciare fatti e misfatti del territorio, senza fare sconti a nessuno. Attualmente era alla guida de “Lo Strillone News“, sito di informazione che aveva fondato qualche anno fa e che gli consentiva di lavorare a qualunque ora del giorno e da qualunque posto, anche dall’ospedale, dove si recava spesso.
Giornalista pubblicista dal 1999, una laurea in Dams nel cassetto e un master in Intelligence, Troya ha cominciato la sua carriera nel 1994 al Quotidiano della Calabria. Successivamente, nel 2006, è arrivato a “La Provincia Cosentina”, giornale di cui è diventato direttore, dopo averlo rilevato per scongiurarne la chiusura. Ha poi collaborato con Gazzetta del Sud, Ansa e Rai, specializzandosi come video e fotoreporter. Per un lungo periodo ha tenuto corsi di Teoria e tecnica della Comunicazione e Giornalismo.
Negli ultimi anni, aveva fondato l’agenzia “At Press”, fornendo servizi da freelance alla principali testate giornalistiche regionali. Nel 2011 si registrò il suo debuttò letterario con il libro “Mani Assassine” (Falco Editore), un’opera che racconta la cronaca di sette delitti compiuti nel Tirreno cosentino di cui si era occupato personalmente. Lascia l’adorata moglie Elvira e quanti, conoscendolo, gli hanno voluto bene.
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