Rivendicano il mantenimento dell’autonomia scolastica gli studenti del liceo scientifico Enrico Fermi di Cosenza, in piazza con il supporto della dirigente scolastica Rosanna Rizzo, del Consiglio d’istituto, dei docenti, del personale Ata. I ragazzi in corteo protestano contro la scure del ridimensionamento e della fredda applicazione di una norma destinata a mettere insieme sotto un’unica gestione, scuole di differenti indirizzi nell’ottica di una razionalizzazione delle risorse che non sempre coincide con il mantenimento di un’adeguata offerta formativa.

Partito dalla sede di via Anna Morrone il corteo si è diretto verso la sede della Provincia di Cosenza, con una tappa intermedia davanti a Palazzo dei Bruzi. Notevole la partecipazione: «Rischiamo un depauperamento dell’offerta formativa – dice Domenico Passarelli, presidente del Consiglio d’Istituto – Nella nostra autonomia abbiamo stretto una collaborazione con l’ordine dei medici per avviare i corsi di biomedico in questo anno scolastico rivolto a ben 53 studenti. Poi possiamo fregiarci della internazionalizzazione grazie ad una convenzione con l’università di Cambridge. Siamo un polo attrattivo per giovani residenti anche al di fuori del capoluogo. Chiediamo di essere ascoltati – ha affermato ancora Passarelli – nella cosiddetta conferenza di bacino che dovrebbe coordinare la Provincia. Manifestiamo perché le tempistiche sono ristrette e occorre far sentire forte la nostra voce per sollecitare le istituzioni ad avviare il dialogo».

In realtà l’ente provinciale sulla vicenda esercita una funzione di tipo meramente notarile, limitandosi ad applicare le linee guida indicate dalle norme e rimettendo poi la decisione finale alla Regione. Ventinove le autonomie destinate ad essere tagliate nel Cosentino sulla base del numero degli iscritti e della collocazione geografica. La protesta del Fermi, quindi, è la spia di un disagio di carattere più ampio e generale: «Perché – spiega Francesco Gaudio, docente del Liceo Fermi – questa operazione di razionalizzazione porta lo Stato ad arretrare sotto il profilo dei presidi di cultura del territorio, senza benefici economici tangibili. Il risparmio infatti per le casse pubbliche è davvero irrisorio. Di contro saranno persi posti di lavoro, avremo meno dirigenti, Dsga e personale Ata, ed anche la gestione di istituti più ampi e articolati, con plessi anche molto distanti tra loro, diventerà meno semplice e efficiente».

Nel video le interviste al presidente del Consiglio d’Istituto Domenico Passarelli e al docente Francesco Gaudio