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Armi da guerra da “fare paura” e un carico di esplosivo arrivato a Cosenza da un soggetto residente in uno dei comuni della Media Valle del Crati. Questo e tanto altro lo racconta il pentito Francesco Greco. Un narrato che precede l’argomento sulla società di security di Giuseppe Caputo già trattata ampiamente in altri servizi.
Il collaboratore di giustizia parte proprio dalle armi, riferendo circostanze di cui dice di essere a conoscenza. «Con riferimento alle armi dell’associazione posso riferire che Roberto Porcaro mi ripeteva spesso di avere ampia disponibilità di armi al punto da poter “fare una guerra”» spiega Greco. «Preciso che all’interno dell’associazione ciascun gruppo e/o ciascun referente gestiva il proprio arsenale. Così ad esempio l’arsenale che fu rinvenuto nel 2018 nel quartiere degli zingari era, appunto, riconducibile agli Abbruzzese, per come mi fu direttamente confermato, tanto da Roberto Porcaro, tanto da Antonio Marotta».
L’imbianchino poi aggiunge che «per conto di Roberto Porcaro ho trafficato armi almeno in tre occasioni, tra il 2015 e il 2016», segnando la questione come un dato storico. «In un’occasione ho consegnato un Kalashnikov e le relative cartucce a Pino e Pietro Calabria», indicati dalla Dda di Catanzaro quali referenti dell’omonimo gruppo operante a San Lucido. «La consegna è avvenuta in via Panebianco a Danilo Turboli che, a bordo di uno scooter, me lo portato a Via Panebianco, dove poi io l’ho consegnato ai Calabria», i quali, evidenzia Greco, «i fratelli Calabria erano lì sopraggiunti a bordo di una Golf di colore nero».
Greco riferisce anche il prezzo, “1500 euro“, corrisposto «dai Calabria a Porcaro», precisando che «al momento della consegna, ho materialmente visto il fucile e i proiettili che erano in ottime condizioni. In una seconda occasione, per come ho già riferito, ho consegnato sempre un kalashnikov e le relative cartucce», il cui nome è stato omissato, «nei pressi dello svincolo autostradale di Cosenza Sud, vicino la Rem, nel Parco dell’Amore», fucile che gli sarebbe stato portato da un soggetto, parente di uno degli imputati di “Reset“. «Il prezzo – continua Greco – che so essere stato corrisposto dai Calabria a Porcaro era di 1500 euro».
Ed arriviamo all’esplosivo. «In una terza occasione, sono stato mandato da Roberto Porcaro a Santa Sofia d’Epiro ad incontrare» un soggetto «il quale mi ha consegnato un consistente carico di esplosivo, contenuto in un involucro sigillato rispetto al quale Porcaro mi disse che avrebbe potuto causare molti danni». E ancora: «Al mio rientro a Cosenza, mi ha aspettato Armando De Vuono che mi ha fatto da staffetta. Per questo esplosivo Porcaro consegnò, in un momento successivo, una partita di stupefacente, ovvero 1 kg di marijuana».
Infine, conclude Greco, «ho anche detenuto 5-6 pistole (due calibro 38 a tamburo e le altre semi-automatiche di più piccole dimensioni) per conto di mio cugino riconducibili a Francesco Patitucci. Del resto, per come riferitomi da Alberto Superbo, durante la nostra comune detenzione nel carcere di Terni, Francesco Patitucci camminava sempre armato e le pistole piccole gli servivano per nasconderle meglio».