Sorrentino: «A Rende “prospettive politiche” autoreferenziali e timorose della fusione»
L'ex assessore della Giunta Manna punzecchia gli oppositori politici «la cui paura del cambiamento, alimentata da un'inerzia politica e da una resistenza al dialogo, rischia di diventare un ostacolo collettivo per il bene comune»
«“Prospettive politiche nell’area urbana?” Non sarebbe meglio prospettare un nuovo modo di fare politica?. Il dibattito locale continua ad essere sterile e autoreferenziale, poco partecipato e non rappresentativo delle reali esigenze della comunità. In assenza di proposte concrete, si tenta di identificare un nemico immaginario per deviare l’attenzione dai veri problemi. Ex amministratori, incapaci di adattarsi a una dimensione più ampia e inclusiva, temono in maniera evidente il confronto con una governance che potrebbe compromettere la loro base elettorale fatta di amici e parenti, a cui sono stati abituati per lungo tempo. Ma la paura del cambiamento, alimentata da un’inerzia politica e da una resistenza al dialogo, rischia di diventare un ostacolo collettivo per il bene comune». Sono parole di Lisa Sorrentino, ex assessore al Comune di Rende.
L’esponente del Laboratorio Civico che fa capo all’ex sindaco Marcello Manna punzecchia gli organizzatori dell’incontro di martedì scorso. In particolare non lesina critiche ad Innova Rende, Attiva Rende, Idm e Federazione Riformista. Vale a dire gli storici oppositori della vecchia amministrazione comunale. «L’opposizione a prescindere, spesso motivata da interessi personali, non si basa su convinzioni autentiche, ma su una strumentalizzazione politica che mira a mantenere lo status quo. Questo atteggiamento – spiega Lisa Sorrentino – non solo polarizza il dibattito, ma crea un clima di conflitto che rende difficile per i cittadini percepire in maniera obiettiva e oggettiva i pro e i contro di un’eventuale fusione. Diversamente, è essenziale che su queste tematiche intervengano relatori e relatrici con competenza tecnica e scientifica, capaci di rispondere ai dubbi e alle domande dei cittadini».
Per l’ex esponente della giunta Manna «sarebbe infatti il caso di capire se un modello condiviso e unitario potrebbe essere il metodo per evitare l’isolamento e attivare un processo di cambiamento in cui sia possibile ottenere risultati efficaci, equi e soprattutto scevri da campanilismi o interessi». «Sarebbe opportuno capire – prosegue – se, bene condotto, il progetto di fusione potrebbe essere il modo per eliminare gli alibi di inefficienza, iniziare a invertire la rotta, frenare il ricorso al privato e bloccare il guadagno facile per le società di consulenza chiamate a fare ciò che il comune da solo non è in grado di fare. Di certo, per il raggiungimento di tutti questi obiettivi, i confini amministrativi non possono che palesarsi labili come alibi».
«I confini sono da sempre cerniere e così vanno intesi. Inoltre, non è pensabile lasciare campo aperto alle forze politiche della Regione Calabria, espressione delle peggiori destre degli ultimi anni. I temi centrali non possono, difatti, prescindere dal migliorare la qualità della vita, colmare le disuguaglianze, superare sperequazioni nell’organizzazione dei servizi e sostenere chi rischia di rimanere indietro. È necessario – conclude – che programmazioni e prospettive future siano veramente orientate al bene comune e allo sviluppo armonico del territorio».