giovedì,Settembre 12 2024

Sorrentino: «A Rende “prospettive politiche” autoreferenziali e timorose della fusione»

L'ex assessore della Giunta Manna punzecchia gli oppositori politici «la cui paura del cambiamento, alimentata da un'inerzia politica e da una resistenza al dialogo, rischia di diventare un ostacolo collettivo per il bene comune»

Sorrentino: «A Rende “prospettive politiche” autoreferenziali e timorose della fusione»

«“Prospettive politiche nell’area urbana?” Non sarebbe meglio prospettare un nuovo modo di fare politica?. Il dibattito locale continua ad essere sterile e autoreferenziale, poco partecipato e non rappresentativo delle reali esigenze della comunità. In assenza di proposte concrete, si tenta di identificare un nemico immaginario per deviare l’attenzione dai veri problemi. Ex amministratori, incapaci di adattarsi a una dimensione più ampia e inclusiva, temono in maniera evidente il confronto con una governance che potrebbe compromettere la loro base elettorale fatta di amici e parenti, a cui sono stati abituati per lungo tempo. Ma la paura del cambiamento, alimentata da un’inerzia politica e da una resistenza al dialogo, rischia di diventare un ostacolo collettivo per il bene comune». Sono parole di Lisa Sorrentino, ex assessore al Comune di Rende.

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L’esponente del Laboratorio Civico che fa capo all’ex sindaco Marcello Manna punzecchia gli organizzatori dell’incontro di martedì scorso. In particolare non lesina critiche ad Innova Rende, Attiva Rende, Idm e Federazione Riformista. Vale a dire gli storici oppositori della vecchia amministrazione comunale. «L’opposizione a prescindere, spesso motivata da interessi personali, non si basa su convinzioni autentiche, ma su una strumentalizzazione politica che mira a mantenere lo status quo. Questo atteggiamento – spiega Lisa Sorrentino – non solo polarizza il dibattito, ma crea un clima di conflitto che rende difficile per i cittadini percepire in maniera obiettiva e oggettiva i pro e i contro di un’eventuale fusione. Diversamente, è essenziale che su queste tematiche intervengano relatori e relatrici con competenza tecnica e scientifica, capaci di rispondere ai dubbi e alle domande dei cittadini».

Per l’ex esponente della giunta Manna «sarebbe infatti il caso di capire se un modello condiviso e unitario potrebbe essere il metodo per evitare l’isolamento e attivare un processo di cambiamento in cui sia possibile ottenere risultati efficaci, equi e soprattutto scevri da campanilismi o interessi». «Sarebbe opportuno capire – prosegue – se, bene condotto, il progetto di fusione potrebbe essere il modo per eliminare gli alibi di inefficienza, iniziare a invertire la rotta, frenare il ricorso al privato e bloccare il guadagno facile per le società di consulenza chiamate a fare ciò che il comune da solo non è in grado di fare. Di certo, per il raggiungimento di tutti questi obiettivi, i confini amministrativi non possono che palesarsi labili come alibi».

«I confini sono da sempre cerniere e così vanno intesi. Inoltre, non è pensabile lasciare campo aperto alle forze politiche della Regione Calabria, espressione delle peggiori destre degli ultimi anni. I temi centrali non possono, difatti, prescindere dal migliorare la qualità della vita, colmare le disuguaglianze, superare sperequazioni nell’organizzazione dei servizi e sostenere chi rischia di rimanere indietro. È necessario – conclude – che programmazioni e prospettive future siano veramente orientate al bene comune e allo sviluppo armonico del territorio».

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