Città Unica, la Federazione Riformista non crede al 2027, incalza sul referendum e attende… Piantedosi
Oggi Consiglio dei Ministri, possibile novità sul commissariamento. Per la consultazione popolare c’è l’ipotesi dicembre, ma i principiani rilanciano: «Il Pd chieda che venga validata solo se il SI vincerà in tutti e tre i comuni»
Oggi è previsto il Consiglio dei Ministri alle 11 e potrebbe arrivare la comunicazione tanto attesa sul prolungamento o meno dell’esperienza commissariale in Municipio a Rende. Nel frattempo l’intervento di Fabio Liparoti all’incontro organizzato dal gruppo consiliare regionale del Partito Democratico sulla città unica è piaciuto. I feedback sono stati positivi a prescindere dal contenuto, teso a perorare la causa del comitato popolare per il no alla fusione. Il segretario della Federazione Riformista è tra i legali scelti per il ricorso già depositato al Tar della Calabria per la difesa delle autonomie municipali. «La fusione se non parte dal basso, non è migliorativa – ha detto -. Ecco perché l’Unione dei comuni è la proposta che rilanciamo, vale a dire l’unificazione dei servizi».
«Non siamo quelli del “no” ideologico – ha aggiunto -. In due anni c’è tempo per sperimentare, a patto che Rende torni ad elezioni». Ed è proprio questo il punto su cui i principiani insistono: la fine dell’era commissariale. Dando per scontato, a meno di clamorose sorprese, che a metà novembre non si voterà per il nuovo sindaco (e forse nemmeno per il referendum dato che si dovrebbe sforare a dicembre…), resta il timore che i tre centri di governo vengano sciolti prima del 2027.
«Abbiamo appreso della volontà di Mimmo Bevacqua di presentare un emendamento al progetto di legge di fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, avente ad oggetto lo spostamento della data di scioglimento dei tre enti dal 1 febbraio 2025 al 1 febbraio 2027 – hanno commentato i Riformisti -. Questa notizia conferma in pieno la nostra tesi, illustrata pubblicamente in queste settimane, secondo la quale il documento a firma di alcuni capigruppo regionali, comunicato all’assemblea di Palazzo Campanella lo scorso 26 luglio, rappresenta un accordo politico privato e sicuramente non vincolante giuridicamente. Vogliamo augurarci che tale emendamento sia approvato dal Consiglio Regionale prima del referendum e non dopo lo svolgimento dello stesso poiché una tardiva approvazione sarebbe perfettamente inutile».
La Federazione contesta anche le modalità con le quali si svolgerebbe la consultazione popolare. «Affinché vengano rispettati i basilari principi democratici, l’emendamento dovrà anche prevedere che l’esito della consultazione referendaria possa ritenersi valida solo se il SI dovesse vincere in tutti e tre i comuni interessati alla fusione. Un partito che si chiama democratico – chiosano i principiani – non può ritenere conforme ai principi basilari della democrazia un procedimento che di fatto rappresenta una incorporazione per annessione dei Comuni più piccoli in quello più popoloso, anche quando i predetti comuni più piccoli esprimono con chiarezza di voler restare autonomi».