«Dal piacere passiamo al dispiacere». È una delle frasi manifesto della criminalità cosentina, una delle più ricorrenti, per come emerge dalle intercettazioni. Il delinquente si rivolge così a chi gli deve dei soldi, in apparenza per manifestare delusione. Della serie: è stato bello prestarteli, ma ora devi restituirli. Senza se e senza ma.

«Dal piacere passiamo al dispiacere». Chi ha contratto un debito con gente così e si sente rivolgere queste parole, mette da parte ogni dubbio residuo: sa di essere fregato. Il 29 ottobre del 2023, Cosimo Abbruzzese lo ripete per due volte al tossicodipendente di Spezzano Albanese che si presenta al suo cospetto. Per coltivare i suoi «vizi», come li chiama lui, si è esposto per svariate migliaia di euro. E ora è arrivato il momento di conciliare.

Rintracciarlo non è stato facile. Ci sono riusciti attraverso il genero. «Fratello mio, vedi dov’è e digli di farlo venire. Diglielo che comincio ad andare a prendere la macchina del padre». I carabinieri in ascolto percepiscono una voce fuori campo che manifesta impazienza: «Devo andare a picchiare qualcuno». Mentre attendono il suo arrivo, Cosimo e gli altri si mettono d’accordo su come affrontarlo. «Mi devo incazzare, lo devo picchiare», sibila uno. «Tu incazzati proprio», gli fa eco l’altro.

Finalmente il debitore si presenta all’appuntamento, ha con sé una parte del denaro e per il resto si affida alle implorazioni. È deciso a vendere cara la pelle. E pure qualcos’altro. «Sui figli: martedì se non vi risolvo il problema vi intesto la casa. E mi ammazzate di palate». Gli concedono il tempo richiesto, ma di tempo ormai non ce n’è più. Non per i carabinieri, che lo convocano in caserma e lo mettono davanti a fatto compiuto.

Dopo aver ascoltato le sue intercettazioni, l’uomo ammette: doveva restituire ventimila euro agli zingari per via dei ripetuti acquisti di cocaina. Non sapendo più dove sbattere la testa, aveva reso edotti della sua triste condizione l’anziana madre e anche il resto dei suoi familiari. In precedenza, uno di questi avevano pagato il prezzo della sua sciaguratezza: titolare di un’attività commerciale, si era visto incendiare il negozio in circostanza non chiarite, ma forse riconducibili ai debiti accumulati dal suo congiunto. Che nel «dispiacere» stava ormai per naufragare.