Cosenza, avvocati penalisti e civilisti in rivolta: tre giorni di astensione per le condizioni indecorose dell’aula bunker di Castrovillari
Il Coa mette in atto tutte le azioni volte a difendere l'esercizio della professione forense ed evidenziando che la struttura situata alle falde del Pollino non è adatta al decoro e alla sicurezza dei magistrati, legali, imputati e pubblico
Le condizioni indecorose dell’aula bunker di Castrovillari hanno determinato una forte reazione da parte del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Cosenza che, unitamente alla Camera Penale “Fausto Gullo”, scende in campo per una battaglia di civiltà.
Nella delibera di astensione dalle udienze, nei giorni 28, 29 e 30 gennaio 2025, si fa riferimento alla denuncia di Cosenza Channel, che ha documentato il degrado della parte esterna e interna della struttura che ospita il processo Reset. Nel provvedimento si fa riferimento a situazioni igienico-sanitarie e strutturali inaccettabili. In particolare, l’aula bunker di Castrovillari è stata definita inadatta a garantire il decoro e la sicurezza per magistrati, avvocati, imputati e pubblico.
L’intervento del Coa di Cosenza, rappresentato dall’avvocato Ornella Nucci, è una decisione storica. Quasi mai un Consiglio dell’Ordine ha assunto determinazioni così forti che coinvolgono sia gli avvocati penalisti che gli avvocati civilisti.
No alle aule bunker
Nella delibera di astensione, l’aula bunker di Castrovillari è stata descritta come insalubre, costringendo avvocati e magistrati a indossare il cappotto durante le udienze. Inoltre, le forti piogge degli ultimi mesi hanno reso completamente inagibile l’aula bunker di Lamezia Terme, sollevando preoccupazioni per la sicurezza di tutti i presenti.
Nonostante queste problematiche, il processo Reset, inizialmente destinato al Tribunale di Cosenza, è stato spostato temporaneamente nell’aula bunker di Castrovillari, aggravando ulteriormente la situazione logistica e finanziaria per gli operatori del settore.
Le aule del Tribunale di Cosenza
Il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Cosenza ha evidenziato che il Tribunale di Cosenza dispone di aule che potrebbero ospitare processi complessi come i maxiprocessi. L’aula 1 (Corte d’Assise), l’aula 9 (dibattimento penale) e l’aula 16 (ex Corte d’Assise d’Appello) offrono una superficie complessiva di oltre 400 mq. Inoltre, queste aule sono già dotate, seppur parzialmente, di tecnologie come microfoni e monitor per i collegamenti video con le carceri.
Il problema, secondo il COA, non risiede nelle infrastrutture, ma nella mancanza di un adeguato piano di ammodernamento tecnologico, previsto dal programma Add On Cartabia. Questo aggiornamento consentirebbe di rendere le aule perfettamente idonee a ospitare processi di rilevanza territoriale e nazionale.
Chiesta ispezione ministeriale
Alla luce delle criticità riscontrate, il Consiglio dell’Ordine ha avanzato diverse richieste, tra cui un’ispezione ministeriale urgente per verificare le condizioni delle aule di Castrovillari e Lamezia Terme; l’accesso alla documentazione relativa ai provvedimenti che attestano l’assenza di aule protette nel Tribunale di Cosenza; la stima dei costi per l’implementazione delle tecnologie necessarie a Cosenza, a confronto con le spese per il ripristino delle aule bunker di Lamezia e Castrovillari.
Il COA di Cosenza ritiene che l’impegno finanziario per aggiornare le aule cosentine sarebbe inferiore rispetto a quello richiesto per risolvere le problematiche delle altre sedi.
Appello alle istituzioni
Il Consiglio degli Avvocati di Cosenza ha indirizzato la propria delibera a figure istituzionali di alto livello, tra cui il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio. L’obiettivo è ottenere un impegno concreto per risolvere le problematiche segnalate, garantendo condizioni dignitose per l’esercizio della professione forense e il corretto svolgimento dei processi.
Dignità per tutti
La vicenda delle aule di giustizia di Castrovillari e Lamezia Terme sono un vulnus nel sistema giudiziario soprattutto nel momento in cui in esse non sono garantite le condizioni minime per celebrare un processo, o per meglio dire, lavorare in maniera decorosa. Basti pensare che nell’ultima udienza di Reset, un testimone e un avvocato sono stati costretti a tenere un cappello di lana in aula per la rigida temperatura percepita alle falde del Pollino.
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