Quel piccolo cinema Paradiso che brilla nel cuore di Cosenza Vecchia – VIDEO
Un piccolo miracolo nel cure della città antica nato grazie all'associazione Giardino di Shiva
Ad arrivarci da corso Telesio, si sale per una scalinata bassa e larga; intorno facciate di pietra, visi rugosi e familiari, sbrigativi e materni; odore di umido, di petrolio, di Marsiglia, di autunno inoltrato. Il piccolo Cineteatro Universal va conquistato affrontando un percorso acciottolato, il vociare di storie bisbigliate nei vicoli. Sussurri portati dal vento tra le finestre. I lenzuoli dai terrazzini sono stesi, si gonfiano come vele di un vascello, saluti urlati da lontano, promesse di rivedersi dopo. Tutti si conoscono per nome e soprannome.
L’insegna “Stamperia Artigianale senza pressa” è piccola e discreta. La signora Palmira è dentro, curva come una lingua di caucciù, sta accomodando uno zaino che presto partirà per l’India. Lorenzo l’abbraccia, le chiede se vuole qualcosa di caldo, qualcosa di forte, perché quel mattino tira tramontana da battere i denti. Lei lo scaccia: fammi fare.
All’ingresso mosaici blu e rossi, la pietra che contrasta col verde smeraldo del battente. Ancora scalini, strettissimi, antichi: tufo, legno, carta da manifesto can-can. Al primo piano c’è la stamperia. Profumo di inchiostro, bozze sparse, vernice, acqua ragia, prove di stampa. Il menabò di una locandina costruito come facevano una volta: con le lettere a rilievo rovesciate. Lorenzo Aristodemo, cappellone che nasconde una nuvola di rasta, il sorriso di Jeremy Irons, fa strada.
È il co-fondatore di un luogo splendente: una bottega, un laboratorio scenografico illuminato di taglio dalla luce delle finestre bordate di legno color salvia, dai dripping dei colori delle lavorazioni, delle prove, delle definitive. Tinte, lumi, ombrelli di carta di riso, cassettieri industrial in stile vittoriano, ricolme di caratteri tipografici recuperati nel tempo che invece sono stralocal.
«Con Massimo Tirino e Antonio Leo abbiamo recuperato questo posto abbandonato grazie a una piccola raccolta fondi e poi olio di gomito e via. Ci abbiamo lavorato tantissimo, ma siamo felici di quello che abbiamo ora». Lorenzo Aristodemo è il co-fondatore della stamperia e del Cineteatro Universal, che si trova nello stesso edificio antico e conta 63 posti a sedere. Un diamante nel cuore di Cosenza Vecchia, signora dai modi sbrigativi ma con le mani affettuose.
«Abbiamo fatto i muratori, i falegnami, gli arredatori, per recuperare uno spazio che era totalmente abbandonato. Tutto è partito da una raccolta fondi organizzata dal Giardino di Shiva, un centro yoga che opera qui da più di dieci anni. Avevamo bisogno di spazio per mettere macchine tipografiche che avevamo recuperato per creare una tipografia artigiana. Così abbiamo messo su la Stamperia senza pressa e il Cineteatro».
La stamperia sembra avere una storia di almeno un secolo alle spalle, ma non è così. «In realtà è nuova. È vecchia, ma nuova» spiega sorridendo. «L’abbiamo fatta completamente noi da zero. In questi anni a Cosenza hanno chiuso varie tipografie storiche e questo si è incrocato con i nostri interessi creativi a imboccare questa strada. Facciamo locandine di eventi del teatro piccoli lavoretti su commissione, quadernini. Non vogliamo creare un museo, un luogo morto, l’idea è rendere vivo uno spazio che non lo era, ma creare attraverso queste tecniche superate ma che ancora possono dare tanto, un posto culturalmente vivace».
Massimo Tirino, è arrivato a Cosenza per amore. Questa città è ormai più di una seconda casa. Si occupa dell’accorderìa e del laboratorio di suoni. Nelle sue mani materiale di risulta, diventa uno strumento sorprendente. «Costruisco strumenti in metallo e sono contento perché oltre a farli per me, posso farli conoscere agli altri. Tra quelli che fabbrico, ad esempio, c’è l’Handpan. Si tratta di un tamburo armonico che nasce da una lastra di lamiera comune, gli diamo una sagoma e poi io faccio delle forme geometriche che permettono l’accordatura prché ha delle frequenze che corrispondono a delle note. È uno strumento di nuova generazione, ma a vederlo sembra antichissimo».
Nei prossimi mesi, l’edificio a due passi dalla Stamperia diventerà un laboratorio di suoni. Della partita è anche lo scrittore Michele D’Ignazio che si è innamorato dell’idea di creare un piccolo isolato all’insegna della cultura del suono, delle arti e dell’intrattenimento. Una boccata d’aria fresca in una Cosenza che ha fame di rinascere culturalmente. E forse sarà il vento d’estate che luciderà questa pietra naturale che inizia a mostrare i suoi colori.
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