Brunori Sas, per l’Accademia della Crusca è suo il miglior testo di Sanremo
Mentre la maggior parte delle canzoni si perde in strutture ripetitive che mancano di originalità, solo pochissimi artisti emergono con un linguaggio ricercato e autentico. Il cantautore calabrese domina con un testo raffinato e poetico. Non raggiungono la sufficienza in molti, da Massimo Ranieri a Elodie. Sei politico a Fedez
Se c’è un testo che si distingue su tutti, è quello di Brunori Sas. Senza discussioni. Parola di Accademia della Crusca, la maggiore autorità nazionale nel campo della lingua italiana. Il professor Lorenzo Coveri, ex docente di linguistica italiana all’Università di Genova, negli anni si è specializzato proprio nel festival e nell’esame dei testi e delle parole della canzoni in gara. E non ha dubbi: il cantautore calabrese – a pari merito con Lucio Corsi – almeno per quest’anno è il top di gamma. Il livello della scrittura, l’intensità delle immagini, la profondità del messaggio: siamo davanti a un vero capolavoro d’autore. Poi, ovviamente, ci sono tutti gli altri.
«Non mi piace distribuire numeri. Intendo voti, non cifre a caso». Il professore conferma il trend degli ultimi anni. Il Festival non lo ascolta: lo legge. «Valutiamo solo i testi, senza musica» spiega. «Una volta cantati, certe parole assumono un altro significato, a volte migliorano, altre peggiorano. Ma noi li prendiamo nudi e crudi». A che punto siamo con questa edizione? «Brani piatti, giudizi piatti. Mi adeguo. Probabilmente il problema è la solita stretta cerchia di autori: una manciata di nomi firma due terzi delle canzoni. Questo porta inevitabilmente a un’omogeneità che rende il tutto monocorde».
«Un Festival a bassissima gradazione rock. E con pochissimi cantautori: Brunori e Lucio Corsi si salvano. I rapper? Si adattano al mainstream, senza provocazioni. Persino Tony Effe si cimenta in uno stornello innocuo. E il resto – l’80% delle canzoni – è intriso di un linguaggio popolare, colloquiale, senza guizzi particolari. Qualche rara eccezione si distingue».
Che voto diamo a Conti per le canzoni scelte? «Si colloca nel solco dei cinque anni di Amadeus, cercando di dare spazio a tutti i generi: a ben guardare, però, la quota cantautori è ristretta. . . Insomma siamo nel pieno del pop: di tutto un pop, potremmo dire. E c’è ben poco da scandalizzarsi. Voto? Dal punto di vista dei testi arriviamo a 6. Ma stiracchiato. . . ».
Chi emerge? «Brunori Sas, senza dubbi. Gli ho dato 9. Il suo è un testo letterario, ricco di immagini evocative, pieno di figure retoriche raffinate. Nel suo L’Albero delle Noci Brunori, da cantautore classico, celebra, con un testo nettamente autobiografico, l’arrivo della figlia Fiammetta, con invenzioni e immagini molto belle, a parte qualche tratto del passato come rime baciate. Racconta la paternità con sensibilità e profondità». Otto anni fa cantava: “In fondo va tutto bene mi basta solo non fare figli”. Contraddizione? «Forse. Ma lo fa con immagini potenti, mai banali: “io come sempre canguro tra passato e futuro”, “la neve mescolata al miele”. Ha una lingua sontuosa, anche se a tratti scivola nel sentimentalismo». (di LUCA ARNAÙ)
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