Tutti gli articoli di Cronaca
Due trapunte lerce e un cuscino sono gli unici spettatori rimasti della grande sala che qualcuno ha pensato di intitolare a Franco Piperno e, prima, a Piero Angela. Perché subito la morte del grande divulgatore e padre di Quark, il sindaco Caruso aveva subito pensato di battezzare un’ala della struttura anche a lui. Adesso i numi tutelari del Planetario di Cosenza sono tre: Piperno, Amico e Angela, ma di santi in Paradiso questo edificio non ne deve avere molti a vedere come è ridotto oggi.
Come il Titanic conservato negli abissi con quel che resta dei lussi di quel breve viaggio, il Planetario è un relitto a vista, sotto gli occhi di tutti quelli che passano davanti per imboccare la Statale più in là o, in senso contrario, per addentrarsi verso il centro storico. Quasi non ci si fa più caso. Il famoso efficientamento energetico, pubblicizzato come panacea di tutti i mali della struttura, appare qualcosa di anacronistico e insufficiente. Adesso per resuscitare il Planetario servono solo soldi, tantissimi soldi, forse più di un milione e mezzo di euro a essere parsimoniosi.
La lente è un rottame
La luce chiara del mattino d’inverno è un riflettore spietato che non lascia spazio ad angoli d’ombra. Tutto e a vista, tutto distrutto. La porta principale è pienamente accessibile. Una sbarra, chiusa con un lucchetto da una parte, è completamente abbassata dall’altra. Si entra senza alcun problema. Si entra come si entrava una volta, dall’ingresso centrale. Solo che l’immagine che si presenta ai nostri occhi è lontana anni luce da quella che era un tempo, quando il Planetario di Cosenza venne inaugurato tra lo sfavillio di fuochi d’artificio degni di Capodanno a Central Park. Il grande occhio Zeiss è ormai un rottame: molte lenti sono state rimosse, le lucine interne sparpagliate ovunque, qualche obiettivo è stato abbandonato con i cavi a vista, sulle poltrone. I computer di controllo hanno gli schermi sfondati, cavi e amplificatori sono a pezzi.
Tra la spazzatura del Planetario di Cosenza anche una pistola
Tra la polvere che mostra le tracce di molti passi, spuntano cartoni, buste della spazzatura, un dentifricio, schermi di computer triturati, vecchi biglietti sparpagliati come coriandoli, resti di hard disk e materiale sanitario (forse parte del kit di Pronto Soccorso che una volta era collocato agli angoli del Planetario), persino una pistola forse giocattolo, ma utilizzata probabilmente per atti delittuosi. Prontamente segnalata dalla nostra redazione alle forze dell’ordine, sul posto si sono recati gli uomini della Questura di Cosenza (squadra mobile, squadra volante e scientifica). Rinvenuti anche un paio di estintori che riposano sul pavimento color ruggine chiazzato in diversi punti. Due furti, ravvicinati, hanno reso il Planetario da struttura fuori uso a potenziale ostello per sbandati.
Dopo il primo, la porta principale era stata sbarrata – così avevano assicurato – dopo il secondo, anche il portone laterale era stato saldato. Insomma dal Comune avevano garantito di aver posto in essere le misure minime per evitare l’ingresso a malintenzionati che, probabilmente, hanno anche occupato la parte del seminterrato, da cui infatti provengono rumori sospetti. Costato 7,5 milioni di euro, dotato di un proiettore ottico Starmaster ZMP Zeiss, capace di proiettare fino a 4mila immagini di stelle, pianeti e nebulose, e di 113 poltrone rotanti, il Planetario è arrivato al tramonto più in fretta del famoso piroscafo affondato da un iceberg nel suo viaggio inaugurale.