In sala operatoria con Franca Melfi, la luminare mostra il robot di ultima generazione | VIDEO
La dottoressa spiega come sfrutta gli strumenti di ultima generazione: «Già 60 interventi eseguiti, contiamo di arrivare a 250. I calabresi siano più positivi, serve un cambio di paradigma»
Roberto Occhiuto ha pubblicato un video in cui la professoressa Franca Melfi, direttrice della Chirurgia toracica e docente Unical, fa da cicerone nel reparto dell’ospedale Annunziata di Cosenza. Il Governatore l’ha definita “la luminare tornata in Calabria, che combatte il tumore ai polmoni con un robot”. E lei risponde con un sorriso. «Mi definiscono prima al mondo per aver operato 24 anni fa per la prima volta un tumore polmonare con una tecnica robotica» dice.
«Sono rientrata in Calabria intanto perché sono calabrese e poi per dare ovviamente un grande contributo, spero, alla sanità calabrese dopo un lungo periodo trascorso fuori. Abbiamo a disposizione un sistema robotico e soprattutto abbiamo le due console che sono fondamentali per insegnare e far sì che i ragazzi possano appassionarsi» spiega mentre presenta gli strumenti di ultima generazione in dotazione. La dottoressa mostra i braccetti robotici a cui collegare “i ferri del mestiere” che passano attraverso delle piccole incisioni di 0,8 millimetri.
«Ci garantiamo una visione straordinaria attraverso degli oculari – aggiunge -. Questo è il nostro modo di operare ed è una cosa molto bella perché usiamo una sorta di joystick in maniera assolutamente automatica, ma potendo contare su tutti i vantaggi di una visione tridimensionale. E’ una cosa straordinaria, che io adoro».
Franca Melfi passa quindi in rassegna i numeri del proprio reparto. «Abbiamo eseguito più di 60 interventi sul sistema robotico e contiamo di chiudere l’anno almeno con 250 interventi sui toraci e sulle mani. Mi auguro che la Calabria possa uscire da questa situazione di stallo e che i calabresi possano beneficiare anche del nostro contributo – ha concluso -. Mi auguro anche però che ci sia un cambio di paradigma e che anche i calabresi possano essere più positivi».