L’INTERVISTA | Incarnato: «Il Psc va approvato per Cosenza, l’alternativa è un Prg del secolo scorso»
L'assessore all'Urbanistica non cerca scontri, ma condivisione: «Solo 40 comuni calabresi su 404 se ne sono dotati, io quando mi sono insediata ho trovato un iter fermo a 16 anni fa. Strapparlo, significa azzerare tutto e buttare 250mila euro»
Il termine Psc riecheggia forte in città da giovedì sera, da quando nell’assemblea del circolo locale del Partito Democratico di Cosenza Carlo Guccione ha sentenziato: «Così non va, già nel 2019 con Occhiuto volevamo andare in Procura». Si sono susseguiti poi una serie di interventi a gamba tesa da parte dei consiglieri non più democrat in Comune, ma ancora democrat fuori da Palazzo dei Bruzi, Graziadio, Tinto e Trecroci e da parte di Bianca Rende. A tutti, indirettamente, risponde l’assessore all’Urbanistica Pina Incarnato. «Ho letto gli interventi a riguardo – spiega in esclusiva al nostro network – ma nel corso delle riunioni fatte nessuno ha mosso eccezioni. Io sono abituata a parlare nelle sedi istituzionali preposte. Ma sia chiaro un concetto: il Psc non deve essere oggetto di scontro, ma di valutazione e condivisione».
Incarnato, però sembra esattamente il contrario…
«Perché, forse, bisognerebbe partire da un aspetto oggettivo».
Quale?
«Bisognerebbe dire a tutti, così che comprendano pienamente l’argomento, che il Psc (Piano Strutturale Comunale) è uno strumento urbanistico che nasce nel 2002 e che è finalizzato a ripianificare l’intera città. Supera il Prg (il Piano Regolatore a Cosenza è fermo al 1994, ndr) e introduce una valutazione ambientale al passo con i tempi. Tuttavia la normativa è farraginosa».
Perché?
«Perché non è un iter di facile approvazione, tanto che in Calabria soltanto 40 comuni su 404 sono riusciti a vedere la luce in fondo al tunnel. Ad esempio, quando mi insediai nel 2021, mi sono ritrovata davanti all’atto conclusivo del Psc fermo da circa 16 anni e con la messa in mora della Regione sul tavolo che spingeva per adottare questa normativa».
Sedici anni, quindi parliamo della consiliatura Perugini. Vi accusano che sia lo stesso Psc che voleva approvare l’ex sindaco Mario Occhiuto.
«Questo Psc ha attraversato due amministrazioni e tre mandati elettorali prima di noi. A riguardo, però, non possiamo ritenerci amministratori soltanto per colore politico perché io penso alla città. Accantonarlo sarebbe un errore».
Chiedono modifiche o di accantonarlo.
«Un Psc non si può modificare, perché significherebbe ripartire dalla conferenza di pianificazione che in epoca Perugini costò 237mila euro al Comune di Cosenza. Cosa dovremmo fare? Ricominciare da zero, assegnare un nuovo incarico e spendere altri soldi? Io sono a disposizione di tutti, non cerco scontri ma soltanto di condividere qualcosa di cui la nostra città ha bisogno. Apro le porte del mio ufficio a chiunque, ma mi aspetto che mi vengano proposte ragioni aderenti alla realtà».
Per affossare l’idea di Occhiuto di approvarlo, il Pd minacciò di andare in Procura.
«Bene, se qualcuno ritiene che siano presenti scempiaggini me ne dia la prova. Noi abbiamo effettuato delle valutazioni sulla base di elementi pratici e di merito. Su questi vorrei continuare ad interloquire, anche perché Guccione non diede seguito al ricorso che presentò Tar. Se avesse avuto ragioni di merito da perorare, perché non andò avanti nel giudizio?».
Che idea si è fatta dell’assemblea del circolo del Pd di giovedì scorso?
«Come detto, sono abituata a parlare nelle sedi istituzionali raccogliendo proposte e non prese di posizione. Dobbiamo essere onesti con i cittadini: non ci vorrebbero due anni per approvare un nuovo Psc, ma almeno dieci».
Incarnato, teme di non avere i numeri in Consiglio qualora decida di presentarlo?
«I numeri ci sono, ma non è mia intenzione fare forzature. Non ho interessi personali a spingere per l’approvazione, mi ritengo un’amministratrice seria e non mi va di buttare 237mila euro. Da qui la mia voglia di condivisione con tutti, al netto che la città di Cosenza ha bisogno di chiudere i conti con un Prg del secolo scorso».
Ma a lei questo Psc disegnato per la città di Cosenza piace?
«Non è certamente la mia pianificazione urbana ideale, ma non è una buona ragione per mandare a carte quarantotto un processo lungo 16 anni. La Regione, inoltre, ci commissarierebbe. La vuole sapere un’altra cosa?».
Siamo qui apposta.
«Sogno un’area vasta e di base pertanto sono favorevolissima al Psa. Servirebbe però connettere le altre amministrazioni e una strategia che incontri le esigenze degli altri comuni. Essendo un sogno, è irreale pensare che si realizzi in pochi anni. Diciamolo una volta per tutte in maniera chiara».