Processo Reset, Denny Romano protesta con il carcere di Rebibbia
L’imputato lamenta il fatto che la casa circondariale non ottemperi ai provvedimenti emessi dal tribunale collegiale di Cosenza
Si è celebrata nell’aula bunker di Castrovillari l’ultima udienza del processo Reset, durante la quale sono stati esauriti i testi di difesa, permettendo agli imputati di rendere dichiarazioni spontanee sulle contestazioni formulate dalla Dda di Catanzaro. I testi residui, relativi alla posizione di Antonio Colasuonno, saranno ascoltati il 15 maggio, quando il tribunale collegiale di Cosenza dichiarerà concluso il dibattimento.
Processo Reset, il caso Denny Romano
Nel corso della seduta, Denny Romano ha ringraziato i giudici per aver autorizzato il carcere in cui è detenuto a procedere con le visite mediche, ma ha evidenziato che, ad oggi, non è stato fatto nulla. Il giovane cosentino, accusato di essere trasversale ai gruppi mafiosi di Cosenza, ha chiarito di non voler cercare scorciatoie per uscire dal carcere, ma ha richiesto che venga riconosciuto il suo diritto alle cure.
Romano, già in altre udienze, ha spiegato di dover sottoporsi a un intervento chirurgico, ma ha sottolineato che nessun medico penitenziario lo ha visitato per individuare la patologia di cui soffrirebbe. Ha inoltre aggiunto di aver perso circa 20 chili dal 1 settembre. Stante l’incertezza sulla sua situazione, ha deciso di non partecipare più alle udienze, come segno di protesta. Denny Romano ha infatti dichiarato che il carcere di Rebibbia non ha preso a cuore la sua vicenda, precisando però che non chiede il trasferimento, ma intende denunciare questa situazione di menefreghismo.
La posizione di Remo Florio
Altri imputati hanno reso dichiarazioni spontanee. Remo Florio, imprenditore rendese, riguardo ai lavori nelle scuole pubbliche, ha spiegato che questa attività, proposta da Ivan Montualdista, era solo un piccolo segmento della sua azienda, che vanta interessi anche a livello nazionale e internazionale, come dimostrato dal fatturato. La somma di denaro ceduta a Montualdista era vista come un benefit, che gli aveva permesso di conoscere De Rose, ma non immaginava che quest’ultimo fosse vicino agli ambienti criminali di Rende.
Nessun tasso usuraio
Massimo D’Ambrosio ha invece chiarito di non aver mai prestato soldi con tassi usurai. In merito alla contestazione di esercizio abusivo del credito, per una somma di circa 3500 euro, ha spiegato che le somme in suo possesso derivavano dal TFR e da un’assicurazione, e che i prestiti, come confermato dai testimoni in aula, erano rivolti a persone da lui conosciute da anni, senza pretese di interesse. Ha anche precisato che i figli non erano a conoscenza di nulla. Infine, Alessandro Morrone ha rilasciato altre dichiarazioni spontanee.
Con la data del 15 maggio si concluderà il ciclo delle udienze e inizierà la requisitoria della Dda di Catanzaro, che avrà una durata massima di cinque giorni.