Un «percorso storico» che promette di portare Corigliano-Rossano molto in alto. Fino alle stelle, potremmo dire. L’entusiasmo è nelle parole che il sindaco Flavio Stasi ha utilizzato pochi giorni fa per annunciare il finanziamento in arrivo per riconvertire la vecchia centrale Enel di Sant’Irene in un impianto per la produzione di idrogeno verde. Quindici milioni di euro per fare qui, in questo pezzo di costa calabra affacciata sullo Ionio, il «carburante delle stelle» appunto, come viene definito sul sito del colosso energetico.

Un “simbolo” da 50 anni

Da quasi cinquant’anni le sue ciminiere a strisce rosse e bianche sono il segnale, per chi arriva da Nord, dell’imminente arrivo a Rossano. Per gli studenti e i lavoratori fuorisede delle generazioni cresciute nell’era della telefonia mobile l’avvistamento delle due colonne implicava – e succede tuttora – il tirare fuori il cellulare e chiamare casa per avvertire di essere alle porte. La centrale Enel è stata ed è, nel bene e nel male, un simbolo di questo tratto di Calabria. Motore e speranza di sviluppo e occupazione negli anni immediatamente successivi alla sua entrata in servizio – avvenuta a partire dal 1976, in seguito all’autorizzazione rilasciata dal decreto interministeriale n. 174 del 1971 – fulcro di preoccupazione e proteste negli anni Duemila con la paventata e poi scongiurata riconversione a carbone. Dal 2010 il futuro di questo gigante di acciaio e cemento è stato un perfetto sconosciuto.

Destinata allo spegnimento la centrale, destinati all’ignoto i 50 ettari affacciati sul mare che ospitano il sito industriale. Nel 2016 Enel lancia “Futur-E”, un bando di idee per tracciare il domani di questo e degli altri impianti dismessi in tutta Italia. La fantasia di tanti si mette in corsa, a volte anche troppo e allontanandosi decisamente dalla destinazione originaria del sito. La commissione giudicatrice valuta come idonei sei progetti tra quelli presentati: nessuno andrà in porto.

La svolta del Pnrr

La svolta arriva assieme a 4 miliardi di euro del Pnrr che Enel si aggiudica nella missione “Rivoluzione verde e transizione ecologica”. Le ultime gare vinte riguardano Liguria, Puglia e Calabria, per un ammontare complessivo di 38 milioni di euro destinati a progetti per la produzione di idrogeno verde in aree industriali dismesse.

Siamo ancora solo all’inizio, ma gli obiettivi sono ambiziosi: «La nostra idea – afferma il sindaco Stasi – è di collegare la centrale allo sviluppo di treni ad idrogeno sulla ferrovia ionica ed all’integrazione di servizi nel porto. Una cosa è certa: per la prima volta, dopo decenni di parole e idee medioevali, sul sito di Sant’Irene ci sarà un investimento pubblico, grazie al Pnrr, per una soluzione energetica sostenibile e compatibile con la vocazione turistica e naturalistica della nostra terra».

Esultano anche i sindacati Cgil, Cisl e Uil, pur mantenendo i piedi a terra: «È una prima buona notizia, ma serve altro ancora. Occorre lavorare sugli utilizzatori finali dell’energia prodotta con questa tecnologia. Da un lato occorre puntare sul trasporto e sui treni ad idrogeno, dall’altro occorre favorire la nascita di un distretto di imprese».

Cos’è l’idrogeno verde

Intanto, però, un salto sulle stelle vale la pena farlo per capire di cosa parliamo quando parliamo di idrogeno. «È il propellente di cui si alimentano le reazioni di fusione nucleare con cui bruciano le stelle. È da questo straordinario elemento, dunque, che si origina l’energia rinnovabile che ogni giorno la Terra riceve dal Sole. Inoltre, utilizzato nelle celle a combustibile, si combina con l’ossigeno per produrre energia elettrica e acqua», si legge sul sito dell’Enel.

Ancora: «Per le sue caratteristiche, l’idrogeno verde può giocare un ruolo decisivo in un mondo a zero emissioni. L’elettrificazione tramite energie rinnovabili sarà la strada principale, oltre che la più efficiente per la decarbonizzazione. Tuttavia, ci sono alcuni usi finali che ad oggi sono più difficili da decarbonizzare tramite un processo di elettrificazione diretta. Qui è dove l’idrogeno verde può penetrare per realizzare la piena decarbonizzazione. Questi settori sono anche chiamati “hard to abate” e consistono principalmente nel settore industriale, aviazione e marittimo».

L’idrogeno non è però disponibile in natura da solo. Per ottenerlo, va separato dagli altri elementi con cui si trova combinato e per farlo ci sono dei costi, economici e ambientali.

Marrone, grigio, blu, rosa e verde sono i colori dell’idrogeno e soltanto l’ultimo, «ottenuto separandolo dall’acqua con un processo di elettrolisi alimentato da energia rinnovabile, è davvero a impatto zero, senza emissioni inquinanti e senza consumo di preziose risorse naturali».

Una sfida doppia, per Corigliano-Rossano e l’intera Sibaritide: dal punto di vista ambientale e da quello dello sviluppo. Uno sviluppo spesso, negli anni, inseguito a cavallo di falsi miti e scelte sbagliate che da queste parti hanno lasciato solo macerie. Comprensibili diffidenze a parte, però, questo potrebbe essere davvero il primo passo di un rilancio ancora tutto da costruire. E si vedrà se l’idrogeno porterà questo territorio a brillare al pari delle stelle.