Massimo Greco, dopo le condanne in primo e secondo grado a 4 anni e 6 mesi di reclusione per il reato di cessione di armi da guerra, ha ottenuto un pronunciamento favorevole dalla prima sezione penale della Cassazione. La vicenda ha attraversato diverse fasi giudiziarie e ha coinvolto numerosi elementi probatori, tra cui intercettazioni ambientali e in carcere.

L’episodio contestato dalla procura di Cosenza a Massimo Greco risale al periodo della latitanza del defunto Michele Bruni, durante il quale Greco avrebbe consegnato armi da guerra a due soggetti poi successivamente assolti da tutte le accuse. Le armi sarebbero state portate da Greco in quel di Bonifati. In quel periodo l’Antimafia era impegnata a contrastare il clan Bruni-zingari di Cosenza, il cui capo, Michele, si nascondeva sulla costa tirrenica cosentina come hanno dichiarato diversi collaboratori di giustizia.

Il procedimento giudiziario

Come detto, due dei tre imputati coinvolti sono stati assolti, mentre Massimo Greco è stato condannato ma aveva ottenuto già un annullamento con rinvio da parte della Cassazione. Durante il secondo processo d’appello, era stata presentata una prova d’alibi riguardante la presunta consegna delle armi a Bonifati, ma tale prova non è stata ritenuta credibile dai giudici.

Il caso è poi approdato nuovamente in Cassazione, dove è emersa una questione tecnica legata ai diversi giudicati: due assoluzioni e una condanna. La Suprema Corte, con sentenza di annullamento con rinvio, ha trasmesso il caso alla Corte d’Appello di Catanzaro per un nuovo esame. Massimo Greco è stato assistito dagli avvocati Antonio Quintieri e Matteo Cristiani, i quali hanno sostenuto la richiesta di rinnovazione del dibattimento.