Servirà una perizia per stabilire se le condizioni di salute di uno degli indagati dell’inchiesta “Reset”, il 62enne Fiore Bevilacqua, sono compatibili o no con il regime carcerario. A stabilirlo è stato il Tribunale del Riesame di Catanzaro, accogliendo così il ricorso presentato dagli avvocati Giampiero Calabrese e Antonio Ingrosso.

Si tratta di un secondo tentativo, dopo il primo andato a vuoto lo scorso mese di novembre. Anche in quel caso, infatti, i due difensori avevano rappresentato al gip distrettuale il pericolo di vita che, a loro avviso, incombe sul detenuto a causa delle gravi patologie che lo affliggono.

L’istanza di assegnazione ai domiciliari non aveva trovato accoglimento allora, ma cinque mesi dopo, i giudici del capoluogo hanno manifestato l’intenzione di volerci vedere chiaro.  L’incarico ai consulenti sarà conferito il 26 aprile su indicazione dell’Ordine dei medici di Rovigo, città in cui il 62enne è detenuto dal primo settembre del 2022.

Fiore Bevilacqua alias “Mano mozza” è uno storico esponente del clan dei nomadi cosentini. Nell’ambito di “Reset”  è accusato di far parte sia di una delle associazioni mafiose che di quella dedita al narcotraffico. A suo carico si aggiungono anche sette reati fine per droga ed estorsioni.