Delle cattive intenzioni della criminalità organizzata cosentina nei riguardi di Alberto Novello, ne avevamo già parlato nell’ambito dell’inchiesta Overture. Si tratta dell’indagine della Dda di Catanzaro contro i presunti gruppi criminali guidati da Alfonsino Falbo, capitolo narcotraffico, e Gianfranco Sganga, capitolo associazione mafiosa ed estorsioni. Nelle carte di quel procedimento, alcuni indagati erano accusati di aver percosso l’allora collaboratore di giustizia, a causa del suo pentimento che poteva inguaiare tanti suoi amici e parenti.

La vicenda in questione è tornata d’attualità anche nella recente inchiesta della Dda di Catanzaro contro la ‘ndrangheta cosentina, con ulteriori elementi indiziari che solo successivamente sarebbero stati smentiti dal soggetto che li aveva svelati. Ritratta per paura, tanto per capirci. Ma la storia è sovrapponibile con quanto rilevato in Overture, dove il pestaggio lo aveva raccontato proprio Alberto Novello. «Mi raggiungevano e mi percuotevano fisicamente dicendomi di non farmi più vedere presso l’abitazione di Gaglianese». E l’intento dell’ex pentito era quello di «chiarire la mia posizione ed evitare intimidazioni almeno verso i miei familiari residenti nel territorio. Dal canto suo, Riccardo Gaglianese mi ha chiesto di ritrattare quanto dichiarato per evitare ulteriori condanne oltre a quelle già ricevute in altri procedimenti a suo carico».

Nel “non detto” dell’ultimo procedimento che ha portato a una raffica di arresti a Cosenza, la maggior parte confermati dal Riesame di Catanzaro, vi è un narrato in cui le forze dell’ordine apprendono che alcuni soggetti della criminalità cosentina avrebbero voluto addirittura uccidere Alberto Novello, attendendo il momento in cui l’allora collaboratore di giustizia metteva piede a Cosenza. Ma nel caso di specie, l’uomo lo avrebbe tenuto nascosto in casa, temendo realmente per la sua incolumità.