La cessione della Bcc Cosenza? Un affare per altre due banche. In sintesi è quanto emerso oggi a Cosenza nel processo contro ventotto imputati accusati di bancarotta fraudolenta relativamente al fallimento dell’istituto di credito cooperativo cosentino.

Nel corso del dibattimento è stato sentito l’ex commissario liquidatore, l’avvocato Leonardo Patroni Griffi, attuale presidente della banca popolare di Puglia e Basilicata. Il testimone aveva sottoscritto una relazione che la pubblica accusa, rappresentata dal magistrato Marialuigia D’Andrea, ha proposto di acquisire con il consenso della difesa, rinunciando a fare domande a Patroni Griffi. Consenso arrivato da parte degli avvocati difensori, i quali però hanno provato a sondare diversi argomenti, come i requisiti per considerare una banca a “grande rischio“. Patroni Griffi non ricordava molte cose (come le singole pratiche di concessione dei mutui contestati, a vario titolo, agli imputati) essendo trascorsi quasi 11 anni, per altre invece ha dato una risposta che non ha totalmente soddisfatto i difensori.

Il banchiere ha dichiarato invece di aver proceduto alla parte burocratica, come quella di “denunciare” la situazione in essere alla procura di Cosenza. Non era a conoscenza inoltre dei prestiti obbligazionali di 11 milioni di euro emessi dai commissari, già sentiti nell’udienza precedente. Prestiti che avevano la finalità di immettere liquidità nelle casse della banca, nella speranza che il mercato offrisse risposte adeguate, cosa tuttavia non avvenuta.

Un affare per altre due banche

La parte più interessante dell’udienza è stata quella in cui l’imputato Maccarone, di professione commercialista, ha reso ancora una volta dichiarazioni spontanee, entrando nel merito delle (poche) risposte fornite da Patroni Griffi. Maccarone ha evidenziato che la Bcc Cosenza è stata venduta a un euro senza che fosse battuta la pista, ad esempio, della cessione dei beni immobili che avrebbe potuto permettere alla banca cosentina di ritornare “in bonis“, puntualizzando che lo “stato di salute” non era così negativo considerata la percentuale di solvibilità pari al 13%.

L’imputato ha rimarcato quindi che le due banche – Centro Calabria e Banca Sviluppo – hanno ottenuto dal recupero del credito notevoli vantaggi già nel bilancio del 2014, avendo trovato nel documento contabile titoli nei proventi straordinari di gestione pari a circa 3 milioni di euro per “Centro Calabria” e cospicue somme anche nel bilancio della “Banca Sviluppo“. Insomma, un vero affare. Nel periodo della sua gestione, quel Cda aveva accantonato alcuni milioni di euro, con l’erogazione di diversi mutui. «Mi pare molto strano che i testi sentiti nel processo non ricordino quasi nulla, perché un liquidatore ha il dovere di ricordare quando si “gioca” con la vita delle persone». Nella prossima udienza la procura di Cosenza esaurirà la sua lista testi con l’escussione di altri tre testi, tra cui il consulente della pubblica accusa.