Il caso di Mattia Spanò sembrava a una svolta e invece no. L’autorizzazione al trasferimento in una struttura dell’Abruzzo altamente specializzata per la riabilitazione degli ex detenuti affetti da problemi psichici, garantito nei giorni scorsi all’avvocato Angela Cannizzaro, non sarà effettuato. Ed ora è tutto da rifare, perché anche la struttura individuata dall’Asp rifiuta il ricovero. Per il giovane di Cetraro, 33 anni, l’Asp bruzia aveva indicato, in sostituzione, una struttura del Cosentino, ma qui, dopo aver valutato attentamente la sua condizione clinica, i medici hanno deciso di non farsi carico del paziente, poiché non avrebbero strumenti e terapie adeguate. Così, Mattia continua a restare nel reparto di Psichiatria di Cetraro, dove si trova ricoverato da due settimane dopo un tso, con grande rischio e pericolo del paziente stesso e dei sanitari che vi lavorano. Ora la famiglia, esasperata, rivolge un accorato appello al presidente Roberto Occhiuto: «Fatelo tornare a casa».

Per Mattia Spanò, l'ex detenuto di Cetraro affetto da problemi psichici, è tutto da rifare. Proprio quando era pronto il trasferimento in una struttura specializzata dell'Abruzzo, è arrivato lo stop. E ora il papà lancia un appello al presidente Roberto Occhiuto.

Una situazione difficile

Mamma Tina e papà Francesco vanno a trovarlo tutti i giorni in ospedale, ma la situazione sembrerebbe critica. I medici cetraresi fanno quel che possono, con gli strumenti che hanno a disposizione, ma il quadro clinico del paziente richiederebbe il ricovero in una struttura specializzata, che però non si trova. Inizialmente, grazie al lavoro dell’avvocato Angela Cannizzaro, era stata individuata una struttura abruzzese altamente specializzata nella riabilitazione psicosociale e dall’Asp di Cosenza, a cui si era rivolta, avevano garantito l’autorizzazione al trasferimento. Poi, però, nel giro di poche ore qualcosa è cambiato e i responsabili hanno ritenuto opportuno destinare Mattia a una struttura calabrese. Ma la clinica, che sorge nel Cosentino, dopo un’attenta valutazione ha rifiutato il ricovero. Pare che a gravare sulla situazione siano i precedenti quattro tentativi di suicidio, tutti accertati, che renderebbero la situazione estremamente delicata.

L’appello disperato al presidente Occhiuto

Dopo l’ennesima visita al figlio, Francesco Spanò ha deciso di lanciare dai nostri microfoni un appello alle istituzioni, in particolare al presidente Roberto Occhiuto, che è anche commissario ad acta della sanità calabrese. «Mi rivolgo a lui - ha detto - perché voglio tutelare mio figlio. Chiedo di poterlo portare a casa. Sono io il tutore di mio figlio Mattia, sono io il responsabile. Chiedo che il magistrato competente mi dia l’autorizzazione a portarlo a casa, ci penso io a dargli cure adeguate. Mattia è già in cura da un grande psichiatra, il dottore Falcone di Reggio Calabria e con le sue terapie avevamo visto un miglioramento».

Le sue sono parole di un padre disperato, che non sa più a che santo votarsi. «Dico questo perché strutture non se ne trovano, né in Calabria né fuori, l’Asp non autorizzerà nessun trasferimento. Io non ho più fiducia. Voglio salvare mio figlio prima che succeda qualcosa a lui e adesso a me, perché io sono stanco. Non voglio abbandonarlo – conclude - e io non ce la faccio più neanche a campare».