Lo scioglimento del comune di Rende è a un passo. E ciò non dipende dalla maxi inchiesta antimafia della Dda di Catanzaro, con la conseguente decisione del prefetto di Cosenza, di inviare la commissione d’accesso, al fine di verificare se vi siano state ingerenze della ‘ndrangheta nella macchina amministrativa. La questione infatti è un’altra.

Dopo l’ultima indagine della procura di Cosenza, l’azzeramento dell’Ente comunale è nei fatti, visto che il gip di Cosenza Piero Santese ha applicato il divieto di dimora al sindaco di Rende Marcello Manna, che quindi non potrà più mettere piede (almeno per ora) nel comune da lui amministrato, l’interdizione dai pubblici uffici per il vice sindaco vicario Annamaria Artese, nonché la sospensione dalle funzioni di diversi dirigenti e funzionari comunali.

In sostanza, lo scioglimento del comune di Rende non arriverebbe per infiltrazioni mafiose, ipotesi ancora tutta da provare, ma per impossibilità a mandare avanti l’azione amministrativa e dell’intero ente comunale, venendo meno figure apicali per la gestione burocratica della comunità rendese. Se così fosse al comune di Rende si insedierebbe un commissario prefettizio in attesa delle nuove elezioni comunali. Tutto ciò verrebbe meno se fosse proprio Marcello Manna a rassegnare le dimissioni da sindaco.