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Colpo di scena durante il processo “Reset”. Roberto Porcaro, infatti, ha lasciato intendere di non voler più collaborare con la giustizia. «Non intendo più proseguire in questo percorso e per questo revoco il mandato al mio avvocato» ha affermato lui stesso mentre era in corso la prima udienza con alla sbarra la parte di imputati che hanno scelto il rito abbreviato.
Fra questi c’è anche l’ex boss. La sua scelta di collaborare con la giustizia risale allo scorso aprile, ma l’ufficialità la sia era avuta solo dopo due mesi. Alcuni verbali con le sue dichiarazioni auto ed eteroaccusatorie sono stati già depositati sulla scena del maxiprocesso antimafia.
Il possibile dietrofront è arrivato in concomitanza con l’annuncio di un’altra collaborazione, quel Francesco Greco che fino allo scorso anno, prima della retata del primo settembre 2022, era considerato una sorta di suo braccio destro nel settore del racket, l’uomo incaricato di eseguire intimidazioni e riscuotere denaro dalle vittime.
Ancora non è chiaro se proprio il suo arruolamento abbia influito in qualche modo sulla scelta, in apparenza repentina, di interrompere il percorso di collaborazione da parte di Porcaro. Prima di lui, un percorso analogo di andata e ritorno era stato intrapreso da Danilo Turboli. Anche lui, infatti, aveva deciso di saltare il fosso, salvo poi cambiare idea sei mesi più tardi.
Nel frattempo, il processo è stato rinviato al prossimo 29 settembre per sentire un imputato (Giuseppe Caputo) e un collaboratore di giustizia (Franco Bruzzese). Il collegio difensivo ha chiesto al gup Fabiana Giacchetti di astenersi. E’ stata lei stessa, infatti, a decretare i rinvii a giudizio degli altri imputati, il che la rende incompatibile, almeno stando a ciò che stabilisce la legge Cartabia.