mercoledì,Dicembre 4 2024

Cosenza, il dietrofront di Roberto Porcaro: sei secondi per non pentirsi più

La sua decisione è stata almeno in apparenza estemporanea e ha spiazzato un po' tutti i presenti, ecco cos'è successo in aula

Cosenza, il dietrofront di Roberto Porcaro: sei secondi per non pentirsi più

Pochi secondi bastano a cambiare il corso della Storia, figuriamoci quello della cronaca. Sei sarebbero stati sufficienti a Roberto Porcaro per decidere di non collaborare più con la giustizia. È questo il lasso di tempo intercorso fra l’ultimo colloquio telefonico con il suo avvocato difensore e le dichiarazioni spontanee con cui, oggi pomeriggio, ha ufficializzato il proprio dietrofront. Nel mezzo, nulla che lasciasse presagire una scelta così radicale. Un fulmine a ciel sereno insomma, tant’è che neanche nelle ore precedenti da parte sua erano giunti segnali di sofferenza o di fibrillazione tali da far presagire questo epilogo.

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L’unico sussulto del giorno lo aveva riservato il nuovo aspirante collaboratore, Francesco Greco, ma per il resto l’udienza si era trascinata stancamente e volgeva ormai al termine. Pochi istanti prima del rinvio dei lavori, l’annuncio che ha spiazzato un po’ tutti i presenti in aula. Impassibili i due pm della Dda chiamati a rappresentare la pubblica accusa, Vito Valerio e Corrado Cubellotti, ma quasi certamente la notizia ha colto di sorpresa anche loro.

Al momento, dunque, parliamo di ragioni imperscrutabili a supporto di una scelta in apparenza estemporanea, se non addirittura istintiva. E non sappiamo ancora quanto definitiva. Lo sapremo di certo il prossimo 29 settembre, alla ripresa dei lavori. Per quella data, infatti, Roberto Porcaro ha garantito che renderà noto il nome del suo nuovo difensore di fiducia. Confermerà la decisione di non collaborare più con la giustizia o tornerà sui propri passi? Di certo c’è che, a memoria d’uomo, una situazione di questo tipo, con questa tempistica e queste modalità, non si era mai verificata in un tribunale calabrese, forse neanche in un tribunale italiano.

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In cinque mesi di collaborazione, Porcaro ha affrontato diversi interrogatori davanti ai magistrati, dispensando dichiarazioni in parte confluite già nel maxiprocesso e in parte ancora omissate. Come già avvenuto in altri casi analoghi – non ultimo quello di Danilo Turboli – quei verbali potrebbero essere utilizzati a prescindere dalla volontà o meno del diretto interessato di proseguire nel suo percorso di collaborazione. A questo punto, però, verificare ulteriormente il contenuto delle sue confessioni, sarà un passaggio quasi obbligato.