Il reato di appropriazione indebita (semplice) è estinto. Così la riforma Cartabia irrompe in un processo monocratico conclusosi a Cosenza con una sentenza di non doversi procedere nei confronti dell’imputato, N. L., per intervenuta estinzione del reato a seguito della remissione di querela.

Il procedimento penale è terminato nella giornata di ieri, allorquando i difensori dell’uomo sottoposto a giudizio hanno sollevato la questione dinanzi al giudice monocratico Marco Bilotta. Gli avvocati Giorgia Greco e Tanja Argirò infatti prima dell’apertura del dibattimento avevano avanzato la richiesta rifacendosi alla nuova normativa introdotta dalle legge voluta dall’ex ministro della Giustizia del Governo di Mario Draghi.

La vicenda ha vissuto più fasi: il 3 maggio del 2021 il gup rinviava a giudizio l’imputato, mentre il 2 maggio del 2022 la persona offesa aveva rimesso personalmente in udienza la querela e il 18 luglio del 2022 la difesa aveva depositato la procura speciale dell’imputato, accettando la remissione di querela.

«Deve peraltro applicarsi – scrive il giudice Bilotta – la novella legislativa che esclude la recidiva dalle ipotesi di contestazione di aggravante che rende procedibile d’ufficio il reato. Ne deriva la declaratoria di non doversi procedere a carico dell’odierno imputato, da pronunciarsi nell’attuale stato del giudizio stante il disposto dell’art. 469 c. p. p.».

L’imputato si trovava a processo perché dopo aver ricevuto in conto visione diversi capi d’abbigliamento si sarebbe procurato un ingiusto profitto appropriandosi della merce. Ora, però, l’epilogo del procedimento penale.