Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Non è così certo che Mario “Renato” Piromallo, 58 anni, sia il titolare occulto di lavanderie, tabacchini, circoli ricreativi, campi di calcetto e società di gaming. Lo ha ribadito il Tribunale del Riesame che, sulla scia della Corte di cassazione, ha annullato in parte l’ordinanza cautelare emessa lo scorso primo settembre a carico di uno dei principali imputati del processo “Reset”.
A decadere, ai fini cautelari, sono solo le accuse di intestazioni fittizie di beni, circostanza che non va a modificare la posizione di uno dei presunti capi della confederazione criminale di Cosenza. Piromallo, dunque, resta dietro le sbarre, ma grazie al ricorso vinto dai suoi avvocati Giorgia Medaglia e Luca Acciardi, da oggi per lui c’è un buon viatico in più.
Sul tema in questione, infatti, i giudici non hanno ritenuto sufficienti le indicazioni date, in tempi diversi, dai pentiti Luciano Impieri, Silvio Gioia e Franco Bruzzese. «Mancano i riscontri investigativi» rileva il collegio catanzarese, evidenziando come in alcuni casi, accertamenti veri e propri non siano stati neanche eseguiti. Emerge sì come Piromallo si interessi spesso a tali attività, ma a giudizio del Riesame, il suo atteggiamento rende le tesi accusatorie solo «verosimili» e non provate al di là di ogni dubbio.