Una lettera, firmata da una donna che è la compagna di un detenuto, è giunta alla nostra redazione per denunciare la difficile situazione all’interno del carcere “Sergio Cosmai” di Cosenza. Nelle parole della missiva si legge la preoccupazione di chi, da fuori, vive ogni giorno la distanza e le difficoltà di un sistema penitenziario che – come scrive la donna – «dovrebbe rieducare, ma non riesce a garantire condizioni dignitose».

Secondo quanto riferito, all’interno del carcere nei giorni scorsi ci sarebbe stato «uno sciopero pacifico da parte di diversi detenuti». Tra le principali motivazioni della protesta vengono citate «la mancanza frequente di acqua calda, i prezzi elevati dei prodotti in vendita, e i ritardi nelle consegne della spesa interna, con alcuni articoli che arriverebbero dopo una settimana».

La lettera sottolinea anche il disagio delle famiglie dei detenuti, che spesso percorrono molti chilometri per portare ai propri cari cibo preparato in casa, solo per vederselo restituire perché «non più ammesso all’ingresso». Un altro tema sollevato riguarda il sovraffollamento delle celle: «In alcuni spazi vivono anche sei o sette persone» scrive la donna, che conclude con un appello.

«Vi chiediamo aiuto affinché questi uomini vengano davvero rieducati e possano vivere in condizioni dignitose. Lo sciopero è civile, ma siamo tutte preoccupate» dice a nome anche di altre donne che vivono lontano dai mariti e dai compagni in stato di detenzione. La testimonianza riporta all’attenzione pubblica la realtà complessa delle casa circondariali in Italia e, nello specifico quella del carcere di Cosenza “Sergio Cosmai”, più volte segnalata dalle associazioni per i diritti dei detenuti per criticità strutturali.