Tre eroi e un ragazzo a cui è stata salvata la vita. Sarebbe stata una tragedia immane nel cuore di Cosenza, consumata in uno dei quartieri residenziali della città. Un minorenne, ospite di una struttura di accoglienza per giovanissimi con disturbi del comportamento, ha tentato di suicidarsi legando delle lenzuola all’inferriata del balcone e lanciandosi nel vuoto. Fortuna ha voluto che un rider di Delivéroo si sia accorto della sua drammatica presenza mentre eseguiva una consegna.

La prontezza e la lucidità di Riccardo Chiodo, un residente dello stesso stabile, ha fatto sì che si evitasse il peggio grazie al contributo di altri due ventenni attirati dalle urla e dalle richieste di soccorso: Andrea e Alessandro Ponte. Raggiunta l'aiuola sulla quale penzolava dal primo piano il corpo all’apparenza esanime del giovane, hanno cercato di sostenerlo dalle estremità degli arti inferiori per allentare la tensione del cappio. Hanno inoltre cercato di attirare l'attenzione degli altri condomini invocando aiuto a squarciagola.

Hanno raccolto le sollecitazioni Loredana De Franco, presidente del Tribunale di Cosenza, ed i signori Mariano Niccoli e Gaetano Aquino che in ogni modo hanno cercato di far intervenire il personale della struttura, suonando ripetutamente al campanello e bussando con veemenza alla porta d'Ingresso. Il racconto di quei concitati minuti della notte del 29 ottobre è cristallizzato nella memoria visiva dei tre giovani.

«Alla vista del ragazzo impiccato le primissime sensazioni sono state incredulità, paura e sgomento – raccontano al nostro network i fratelli Ponte e Chiodo -. Abbiamo vissuto interminabili minuti di terrore, guidati però dall’istinto, e forse anche senza realizzare perfettamente ciò che stava accadendo, abbiamo reagito trasformando queste sensazioni negative nella forza necessaria per combattere per la vita insieme a lui».

A margine delle diverse sollecitazioni un dipendente si è affacciato dal balcone e si è reso conto della tragedia in essere. Con un coltello ha tagliato il lenzuolo facendo rovinare a terra il minore, che ha così ricevuto subito i primi soccorsi. In particolare dalla dottoressa Rosa Gallo, medico specialista in Rianimazione in dotazione all’Annunziata, che ha prontamente effettuato le manovre per far ritornare il giovane a respirare.

«Il tempo sembrava dilatarsi e con lo scorrere dei minuti aumentava sempre di più il sentimento di disperazione. Ciononostante, l’adrenalina del momento ci ha consentito di mantenere la lucidità fino all’arrivo del personale sanitario» spiegano ancora i protagonisti del salvataggio.

Un’ambulanza del 118 ha quindi trasportato il minore in codice rosso presso il nosocomio cittadino ed una gazzella dei Carabinieri ha proceduto con le audizioni di rito e i rilievi del caso. I residenti hanno fatto presente che l'episodio verificatosi costituirebbe il culmine di una serie di accadimenti già colti e riferiti da alcuni condomini al presidente della struttura. A loro avviso, infatti, ciò che appare è che i minori ospitati trascorrano il tempo inoperosi dando segni di disagio.

«Sapere che il ragazzo attualmente è in fase di ripresa, ci rende lieti e ancor più orgogliosi del nostro gesto, un gesto guidato dall'istinto, ma anche dalla fermezza di non voler accettare quella scena – concludono Riccardo Chiodo, Andrea e Alessandro Ponte -. La lotta per la sopravvivenza di un ragazzino poco più che quindicenne ci ha chiamati a reagire con tutto noi stessi. Anche quando ormai sembrava dileguarsi ogni speranza, allo stremo delle nostre capacità fisiche e psichiche, con le lacrime agli occhi e con il dolore nel cuore, le nostre braccia hanno continuato a sorreggere un corpo quasi privo di vita. Crediamo sia per la tenacia e per la voglia di non volersi arrendere alla morte se oggi non non parliamo di un vero e proprio dramma».