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Il pubblico ministero Antonio Bruno Tridico ritiene che il Csm abbia sbagliato a nominare il collega Antonio D’Alessio quale nuovo procuratore aggiunto di Cosenza. Il sostituto procuratore della Repubblica, romano d’origine ma ormai cosentino acquisito, ha proposto ricorso al Tar del Lazio, competente per le delibere firmate da Palazzo dei Marescialli. Ieri il Plenum ha votato per la costituzione in giudizio, ora toccherà ai giudici amministrativi dirimere la pratica con la fissazione dell’udienza di merito.
Tridico, nel corso della sua carriera, si è occupato di vari reati, conducendo soprattutto inchieste contro la criminalità organizzata. Fascicoli aperti a Cosenza contro sodalizi dediti ai cosiddetti “cavalli di ritorno” e non solo, che sono poi arrivati alla Dda di Catanzaro. Come nel caso della nota informativa “Thurium” madre dell’importante inchiesta “Nuova Famiglia” che ha permesso di decapitare il clan “Rango-zingari” di Cosenza.
All’epoca Tridico stava indagando sull’omicidio del parcheggiatore abusivo Francesco Messinetti, quando gli investigatori della Squadra Mobile di Cosenza notarono in realtà che vi era un’associazione a delinquere di stampo mafioso che in quella fase aveva il controllo di tutte le attività illecite. Al vertice di questa organizzazione di stampo ‘ndranghetistico c’era Maurizio Rango. Così Tridico firmò il trasferimento degli atti all’ufficio di procura di Catanzaro. Questa è una delle tante inchieste coordinate dal pm, senza dimenticare quella contro i presunti falsi esami all’Università della Calabria e altri casi di sangue.
Per il Csm, però, il procuratore aggiunto Antonio D’Alessio ha acquisito una maggiore esperienza in fase di coordinamento potendo vantare anni di servizio presso la Dda di Napoli e un passaggio significativo, secondo la quinta commissione, presso la procura di Milano. A ciò si aggiunge l’incarico di consulente giuridico della commissione Bicamerale Antimafia che non ha ottenuto una rilevanza ai sensi dell’articolo 27 del T.U. bensì quale indicatore generale, in conformità alle previsioni dell’articolo 13 del testo unico. Il Csm in definitiva giudica infondato il reclamo presentato da Antonio Bruno Tridico.