Si concluderà il 22 giugno il processo di primo grado sulla presunta estorsione commessa da cinque persone ai danni della titolare di un ristorante di Paola. L’inchiesta, a distanza di tre anni dall’udienza preliminare, deve fare luce sulle condotte, aggravate dal metodo mafioso, di Giacomo Sena, Eugenio Bruni, Pasquale Bruni, Eugenio Di Puppo e Maria Regina Toscano. 

I primi tre imputati hanno scelto di farsi giudicare col rito abbreviato, mentre Di Puppo e Toscano – marito e moglie – saranno giudicati dal tribunale di Paola in composizione collegiale.

Il pubblico ministero della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni contesta che Di Puppo e Toscano, dopo non aver ottemperato al pagamento del fitto mensile e aver ricevuto la notifica dell’avvio della procedura civile per il recupero delle somme dovute – quantificate in circa 45mila euro – avrebbero iniziato a minacciare la proprietaria del locale, intimandole di chiudere le bocca perché altrimenti sarebbero intervenuti alcuni presunti componenti del clan “Bruni” di Cosenza, vale a dire Pasquale ed Eugenio – fratelli del defunto Michele – e Giacomo Sena.

La presunta vittima, messa spalle al muro, avrebbe accettato di proseguire nel rapporto contrattuale, continuando ad affidare la gestione della “Rosa dei Venti” a Di Puppo e Regina.

Nel corso della requisitoria, il pm Bruni ha chiesto la condanna a 6 anni di carcere per i Bruni e Sena, mentre il collegio difensivo – rappresentato in questo filone processuale dagli avvocati Antonio Ingrosso, Rossana Cribari, Luca Acciardi, Roberto Le Pera e Vittoria Bossio – hanno messo in discussione la credibilità della persona offesa.

La sentenza del gup Pietro Carè, dunque, arriverà soltanto tra qualche mese. (a. a.)