La Suprema Corte annulla senza rinvio la pena per detenzione di armi e rimanda alla Corte d’Appello di Catanzaro il secondo capo d’accusa
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Si riapre il capitolo giudiziario legato ad Alfonsino Falbo, noto pregiudicato cosentino. Tutto ha avuto origine il 14 aprile 2022, quando il Tribunale di Cosenza, in composizione collegiale presieduta da Carmen Ciarcia, assolse Falbo dall’accusa di detenzione abusiva di armi. Le pistole erano state rinvenute in un casolare di Rende nel 2018 e attribuite all’imputato dalla Procura, che aveva chiesto una condanna a quattro anni.
La difesa, guidata dall’avvocato Antonio Ingrosso, aveva evidenziato che l’area era un cantiere aperto con libero accesso, rendendo incerta l’attribuzione delle armi. In particolare, sulla carabina trovata nel forno, il Ris di Messina aveva osservato che la forza cinetica non era stata verificata, sollevando dubbi sul fatto che potesse essere considerata un’arma comune da sparo.
La sentenza di primo grado non venne confermata dalla Corte d’Appello di Catanzaro, Il quadro giudiziario si è infatti complicato nel giudizio di secondo grado, con la condanna a 3 anni e due mesi per i reati contestati ad Alfonsino Falbo. L’avvocato Ingrosso, tuttavia, ha presentato appello.
La Suprema Corte, presieduta da Giuseppe Santalucia, ha annullato senza rinvio la parte della condanna relativa alla detenzione delle armi per intervenuta prescrizione, riducendo così la pena di un anno e tre mesi.
Diversamente, sul capo d’accusa relativo alla ricettazione e alla contestata recidiva, la Cassazione ha disposto l’annullamento con rinvio, richiedendo a una nuova sezione della Corte d’Appello di Catanzaro di rivalutare la vicenda. La difesa aveva evidenziato come i giudici di secondo grado non avessero considerato l’estinzione del reato legata al furto della carabina avvenuto oltre trent’anni fa.
Ora, dunque, Alfonsino Falbo dovrà affrontare una nuova udienza davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro, chiamata a esprimersi sul reato di ricettazione.